Cronaca

Operazione contro traffico di droga, frodi covid ed ecobonus: arrestato il figlio del boss Morabito

L'inchiesta rivela un intricato intreccio di reati economici e criminalità organizzata in Lombardia e oltre

24 OTT. - Un'operazione congiunta di Carabinieri, polizia penitenziaria e Guardia di Finanza ha portato in Lombardia ed altre regioni all'esecuzione di misure cautelari nei confronti di 18 persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, ma anche a reati economico-finanziari fra i quali frodi ai contributi Covid e all'Ecobonus, per finanziare la cosca di 'ndrangheta Morabito-Palamara-Bruzzaniti.


Fra gli arrestati figura il medico Giovanni Morabito, figlio dello storico boss di 'Ndrangheta Giuseppe, detto 'U Tiradrittu' e detenuto al 41bis.

L'operazione, scattata al termine di un'indagine della Dda di Milano e della Dia, ha portato a numerose perquisizioni e vede indagate 68 persone in stato di libertà, tra le quali molti cosiddetti 'colletti bianchi'.

L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Milano e dalla Dia, ha permesso di individuare un ampio ventaglio di frodi commerciali e finanziarie in un filone, e un ingente traffico di sostanze stupefacenti nell'altro. Nel primo settore di illeciti, quelli commerciali e finanziari, in particolare, sono stati denunciati professionisti che facevano consulenze e pratiche per le truffe, tra i quali vari commercialisti, tecnici e legali, ma anche imprenditori "titolari nel centro di Milano di diverse società di consulenza e portatori del necessario 'know how' tecnico- giuridico". Secondo le accuse, i due filoni delle attività illecite erano entrambi diretti da Morabito, medico collaboratore di alcune Rsa milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di droga.


Tra i reati contestati, si legge nell'ordinanza firmata dal gip Domenico Santoro, c'è "l'organizzazione di truffe aggravate ai danni dello Stato, dirette al conseguimento di finanziamenti ed erogazioni previste dalle norme Covid 19. Le indagini hanno, da un lato, accertato l'effettiva percezione di tali somme, dall'altro evitato, tramite la tempestiva attivazione delle competenti autorità, l'indebita erogazione di somme e di benefici economici (nella forma del finanziamento garantito e del credito d'imposta) per circa 2 milioni di euro, per i quali era già stata depositata la prevista documentazione". L'organizzazione avrebbe anche reinvestito il provento dei reati nella creazione di "nuove società commerciali che avrebbero operato in settori quali quello edile, anche sfruttando i benefici dell'Ecobonus, oppure nel settore dellar accolta e del riciclaggio dei rifiuti, del commercio di carburante e della grande distribuzione".

L'inchiesta ha scoperto fra l'altro un incontro, avvenuto in un ufficio in via Vittor Pisani, a due passi dalla stazione Centrale di Milano, in cui "sei gruppi" con dentro persone legate "a diverse e potenti famiglie di 'ndrangheta" avrebbero deciso di "operare" assieme "nel business dei rifiuti", dividendo i "profitti". L'incontro "importante", come si legge negli atti, sarebbe avvenuto il 26 giugno 2020 "negli uffici di via Vittor Pisani", usati dal "gruppo" di Giovanni Morabito come base delle attività illecite. A decidere come spartirsi il business dei rifiuti, secondo l'ordinanza cautelare, sarebbero state persone legate alle cosche di 'ndrangheta "Alvaro, Mancuso, Piromalli, Bellocco e, ovviamente, Morabito".

In un'intercettazione si sente Massimiliano D'Antuono, uno degli arrestati, dire: "Noi abbiamo il gruppo di Tonino (...) seio devo mangiare sul gruppo di Tonino, devi mangiare anche te,deve mangiare anche il Benza (...) Ciccio ci porta la discarica tutti mangiamo su quello di Ciccio".
La Dda aveva chiesto al gip l'applicazione di 65 misure cautelari per altrettanti indagati, tra cui 41 richieste dicarcere, ma il gip ha accolto le istanze di misura cautelare per18 persone (sette in carcere). Non è stata riconosciuta dal giudice, neanche per Giovanni Morabito, l'accusa di associazione mafiosa, ma solo quella di associazione per delinquere con la finalità di agevolare la 'ndrangheta.

Giovanni Morabito, detto "il dottore" nelle intercettazioni, come risulta dall'ordinanza, sarebbe stato l'uomo che autorizzava le "operazioni di narcotraffico" e svolgeva ruoli di "mediazione in caso di contrasti". Ed era sempre lui, secondo le accuse, attivo nel "procacciamento delle risorse economiche necessarie ai traffici". Era "attorno a lui" che ruotava il "gruppo di via Vittor Pisani 10", dall'indirizzo della "base logistica e operativa". In un'intercettazione del dicembre 2020 D'Antuono, presunto braccio destro di Morabito, elencava "i plurimi servizi (illeciti) offerti" dall'associazione criminale, come le "indebite percezioni di finanziamenti pubblici connesse al 'decreto liquidità' e al 'decreto rilancio'", con presentazione di "istanze per un valore di quasi 2 milioni di euro".

Alcune sono state "liquidate" per circa 35mila euro, mentre tutto il resto è stato "bloccato", dopo l'intervento degli inquirenti. Morabito, ad esempio, intercettato spiegava così gli affari: "Gli amici miei sono abituati a tutti i possibili imbrogli". E faceva cenno persino "alla disponibilità - spiega il gip Santoro - di una società 'quotata alla Borsa Americana con cui possono fare tante cose, tipo la Onlus dentro le Nazioni Unite'".

Il "gruppo" si muoveva nel settore dei rifiuti, in quello "dei traffici illeciti di carburante" e nell'edilizia. La "vocazione" del gruppo, si legge, era quella di "stringere alleanze e offrire ai partner" servizi per fare "profitti" all'interno di un "sistema" in cui le famiglie di 'ndrangheta ne traevano "evidenti benefici". Giovanni Morabito, tra l'altro, avrebbero tenuto contatti anche con persone legate alla camorra, come per gli affari sull'Ecobonus.

Il gruppo, però, spiega il gip che non ha riconosciuto l'associazione mafiosa, non aveva "collegamenti organizzativi" con la cosca "madre" calabrese e l'unico dato di "collegamento" era la "persona di Giovanni Morabito". Tra i business anche la "vendita di false fideiussione bancarie a favore di imprese" che non potevano disporne. Oltre all'accaparramento delle "varie sovvenzioni legate alla pandemia Covid". (Ansa)