Salute

Oncologia: si è concluso il 55° Congresso della Società Italiana di Cancerologia

CATANZARO, 27 SETTEMBRE 2013 - Giovedì 26 settembre si è concluso il 55° Congresso della Società Italiana di Cancerologia (SIC), la principale associazione di studiosi e ricercatori nel campo dell’oncologia sperimentale operante nel nostro Paese, organizzato dal prof Giuseppe Viglietto del dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Catanzaro.

Come è tradizione della SIC da qualche anno a questa parte, il titolo – Welcome to the South: understanding onc-OMICS for patient-tailored cancer therapy - riecheggia un film di successo (Benvenuti al Sud) e sottolinea il fatto che questa conferenza è stata il primo incontro della SIC che si è tenuta in Calabria e nel Italia del sud in generale nella storia della Società.

La scelta di Catanzaro è stata particolarmente felice in quanto l’Università Magna Graecia vanta una lunga e consolidata tradizione nel campo dell’oncologia- sia sperimentale che clinica. Lo testimoniano la presenza di eccellenze assolute di livello internazionale sia nel campo della ricerca che in quello assistenziale, come appare dai risultati della Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010 resi pubblici a Roma il 16 luglio scorso dall'ANVUR, l’Agenzia preposta alla valutazione della qualità della ricerca scientifica nel nostro paese, in cui emerge che l’Università di Catanzaro, nell’ambito di un ottimo posizionamento generale, risulta ai primissimi posti in Italia in vari settori dell’area bio-medica tra cui la Patologia Generale e l’Oncologia Medica. Questo risultato di prestigio rispecchia la stretta sinergia fra ricerca di base e attività clinica che ha caratterizzato l’Ateneo catanzarese fin dalla sua nascita, sulla base del principio che ci si cura meglio dove si fa ricerca, soprattutto se la ricerca è innovativa e di qualità.

Il Congresso ha avuto come tema centrale la ricerca oncologica nell’era "omica”, cioè l’era caratterizzata dallo studio del genoma umano. Più di 400 ricercatori italiani e stranieri, tra i più qualificati esperti mondiali nel campo dell’oncologia molecolare e clinica, si sono confrontati al Campus Universitario di Germaneto, e hanno fatto il punto sulle più recenti evoluzioni della ricerca in campo oncologico.

L’argomento centrale della conferenza è stato focalizzato sull’analisi delle alterazioni genomiche, epigenomiche e metaboliche delle cellule tumorali e sul loro possibile utilizzo in campo diagnostico e terapeutico. In questo ambito le relazioni di Mark Rubin (Cornell University, New York), Antonio Iavarone (Columbia University, New York), Hans Stunnemberg (Università di Nijmegen) e Francesca Demichelis (Università di Trento) hanno affrontato il tema dell’analisi genomica applicata all’oncologia nella nuova era del “sequenziamento massivo del DNA” e del relativo utilizzo di tale analisi a fini diagnostici e terapeutici.
Di grande interesse è risultata anche la sessione organizzata in collaborazione con le principali aziende farmaceutiche del settore, che hanno presentato gli ultimi dati relativi ai nuovi farmaci antitumorali in sperimentazione.

Infine, ampio spazio, con gli interventi di Paolo Ascierto (Istituto dei Tumori di Napoli) e Giorgio Parmiani (Istituto dei Tumori di Milano) nell’ambito del simposio organizzato congiuntamente con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), è stato anche dedicato alla discussione sui nuovi farmaci antitumorali a bersaglio mirato, che aprendo l’era della medicina personalizzata, hanno accelerato il passaggio dalla fase preclinica del laboratorio al letto del paziente.

Nel corso del Congresso si è celebrato come da tradizione la “conferenza Giorgio Prodi” in ricordo del contributo alla ricerca sul cancro, già vicepresidente della SIC, primo cattedratico di Oncologia a Bologna e fondatore del primo Istituto universitario di Cancerologia in Italia. Quest’anno la conferenza è stata tenuta dal Prof. Massimo Santoro che ha descritto come lo studio di specifiche mutazioni riscontrate in pazienti affetti da carcinoma della tiroide ha portato all'identificazione di nuove molecole ad azione farmacologica con elevato potenziale terapeutico.

In conclusione il messaggio finale del confronto fra gli scienziati è stato che oggi si sta assistendo a un vero e proprio cambio di prospettiva per quanto riguarda l’approccio alla terapia dei pazienti oncologici. Costruire una “mappa” dei geni alterati, nella loro struttura o nella loro regolazione, rappresenta il primo passo per capire e curare le malattie, in particolare i tumori. Il sequenziamento del DNA di nuova generazione consente di individuare non solo la lesione genetica di ciascun individuo, ma anche e soprattutto quale può essere la sua specifica terapia, avendo finalmente a disposizione dei farmaci specifici in grado di colpire selettivamente l’alterazione genetica.

Notizia segnalata da Giuliana Doldo [MORE]