Salute
Oncologia, 52 mila calabresi l'anno vanno fuori regione per curarsi
MILANO, 21 NOVEMBRE 2016 - Secondo l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), sono circa 800.000 gli italiani colpiti dal cancro che sono costretti a cambiare regione per curarsi, soprattutto dal Sud verso il Nord, specialmente a Milano. [MORE]
Complessivamente, sono 55mila le persone che si muovono dalla Campania, 52mila dalla Calabria, 33mila dalla Sicilia, 12mila dall'Abruzzo e 10mila dalla Sardegna, per un controvalore economico di 2 miliardi di euro.
A preoccupare, però, è soprattutto il dato della Calabria, dove il 62 per cento dei pazienti con tumore del polmone e il 42 per cento dei cittadini con cancro del seno preferise eseguire l'intervento chirurgico di asportazione delle cellule malate fuori regione. Con riferimento a tutte le persone che soffrono di una forma tumorale nel 2012, la migrazione sanitaria calabra è stata del 37 per cento, ossia 1.999 ospedalizzazioni fuori del territorio regionale. A questi numeri vanno aggiunti anche 1.941 ricoveri per chemioterapia.
Per l'Aiom sono necessari interventi urgenti per arginare il fenomeno dell'emigrazione sanitaria, partendo dalla creazione della Rete Oncologica della Calabria e dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (Pdta).
"Vogliamo collaborare con le istituzioni per risolvere quanto prima questa situazione, che ha un impatto negativo sulla qualità delle cure", dichiara Carmine Pinto, presidente nazionale dell'Aiom. "La riorganizzazione dell'offerta attraverso la Rete - continua - porterà anche risparmi per il sistema e una razionalizzazione sostanziale delle risorse. Il divario nella qualità dell'assistenza rispetto alle altre regioni riflette la scarsa fiducia dei cittadini calabresi nei servizi locali. Il recupero della cosiddetta mobilità "passiva" richiede il rafforzamento degli organici, implementazione dei programmi di screening, investimenti strutturali e tecnologici e facilità di accesso alle prestazioni con abbattimento delle liste di attesa. La Rete dovrà prevedere anche una suddivisione dei ricoveri per intensità di cura, oggi infatti gran parte della mobilità riguarda casi di bassa e media complessità".
Daniele Basili
immagine da aiom.it