Cronaca

Oncologi contro Vasco: cattivo esempio

ROMA, 5 SETTEMBRE 2011 – Che Vasco Rossi non sia un esempio da seguire, questo è palese. Che in un Paese democratico sia da rispettare la libertà di parola e che ognuno possa esprimere la propria opinione è altrettanto sacrosanto. Che ci si aspetti da un personaggio pubblico, idolo di innumerevoli adolescenti, un minimo di buon senso, anche ciò sarebbe auspicabile. Ma non sempre accade. Lo spirito rock (se poi di vero rock si può parlare) che contraddistingue l’artista (termine spesso abusato) in questione raggiunge spesso limiti che sarebbe forse bene non valicare. [MORE]


“Se avessi avuto un cancro non mi sarei curato. Antidolorifici ai Caraibi!”. Non che la salute, già acciaccata, del cantante sia una questione di Stato. Ognuno è libero di decidere relativamente alla propria vita. Forse, però, in questo caso siamo di fronte a delle vere e proprie dichiarazioni fuorvianti che rischiano di contrastare le battaglie che medici e ricercatori ogni giorno cercano di portare avanti. “Le affermazioni di Vasco Rossi sono in forte contrasto con la realtà perché anche se questa potrebbe essere solo una considerazione personale, visto il personaggio pubblico, è un invito a molti pazienti a non essere trattati ed eventualmente guariti dalla loro malattia oncologica e senza, tra l’altro, rispetto e una parola di conforto per tutti coloro che oggi stanno affrontando questa terribile esperienza personalmente o con una persona cara e fra i quali ci sono sicuramente molti dei suoi fan”. Queste le parole di Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano.


Se qualche tempo fa il cantante che vuole giocare a fare il rocker sosteneva che “nessuno è mai morto a causa di uso o abuso di maria”, ora si imbatte in qualcosa di ancor più serio. L’argomento del cancro e le relative cure hanno bisogno di una sensibilità e di un tatto che, a quanto pare, Vasco Rossi non possiede. Di conseguenza forse dovrebbe lasciare i consigli in materia agli esperti. “Ad ognuno i propri ruoli: sconfinare dalle proprie conoscenze ed esperienze può essere dannoso per gli altri”, continua Tirelli.
Essere rock è un’altra cosa.

Filomena Maria Fittipaldi