Omofobia, Pd e Pdl in disaccordo: la Camera rinvia. Ed è scontro tra M5S e la Boldrini
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Omofobia, Pd e Pdl in disaccordo: la Camera rinvia. Ed è scontro tra M5S e la Boldrini

mercoledì 18 settembre, 2013

ROMA, 18 SETTEMBRE 2013 - Ordine del giorno alla Camera il disegno di legge sull’omofobia. Argomento delicato quanto importante che da tempo è motivo di contrasti all’interno della maggioranza. Prova ne è che, oggi, all’inizio dei lavori a Montecitorio, la presidente Boldrini ha rinviato la seduta per consentire al comitato dei nove, che lavora sul ddl, di riunirsi nuovamente per trovare un’intesa.[MORE]

L’impressione è che il disaccordo sul ddl in esame sia anche riverbero delle tensioni che intercorrono tra Pd e Pdl sul caso Berlusconi. Tuttavia nodo fondamentale dello disputa sembra essere l’avvenuta approvazione, ieri, di un emendamento del Pd, a firma del deputato Walter Verini, che estende anche al reato di omofobia le aggravanti previste dalla Legge Mancino. Quest’ultima considera difatti reato l’istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza fisica a causa di diversa razza, etnia o religione della vittima, ma esclude, per l’appunto, i reati causati da diverso orientamento sessuale o dall’identità di genere.

Proprio in virtù di tale modifica al ddl, questa mattina uno dei due relatori del testo in Commissione, il deputato Pdl Antonio Leone, si è dimesso. Giunti così in Aula la presidente della Commissione Giustizia, Donatella Ferranti del Pd, ha proposto una “pausa tecnica”, al fine di consentire la nuova riunione tra i nove. Proposta osteggiata dalla Lega che ha invece chiesto di rinviare in commissione il testo in modo da ricominciare lo studio del ddl da zero.

Alla fine della votazione ha prevalso la linea della maggioranza mandando su tutte le furie i deputati del M5S che hanno protestato veementemente contro la sospensione dei lavori: «questa richiesta dovrebbe essere inaccettabile – ha tuonato l’ex capogruppo Riccardo Nuti – se non ci sono accordi tra i partiti si discute in Aula, alla luce del sole, e non in stanze segrete, questa è la casa della buona politica».

Dichiarazione che hanno innescato un botta e risposta serrato tra la presidente Boldrini e gli stessi deputati del M5S. Dopo una primo intervento della presidente della Camera, «nella casa della buona politica è l’Aula che decide con una votazione», è stata la deputata grillina Roberta Lombardi a continuare gli attacchi via web: «Per la presidente Boldrini, - ha scritto la Lombardi su facebook - nella Casa della Buona politica, ovvero l’Aula, è la maggioranza che decide se fare accordi nelle segrete stanze o dibattere in pubblico su temi eticamente delicati come l’omofobia». Uno scontro verbale la cui dose è stata rincarata dal deputato Christian Iannuzzi che ha perfino richiesto le dimissioni della Boldrini: «dovrebbe essere imparziale, se non riesce a farlo si dimetta».

A quel punto la replica della presidente della Camera non si è fatta attendere: «La Camera e la sua Presidenza sono il bersaglio di una costante e strumentale opera di delegittimazione, in Aula come in rete. Voglio ringraziare - ha affermato la Boldrini - tutti i gruppi della Camera per la solidarietà espressa in Aula dopo le polemiche sollevate dal Movimento 5 Stelle e per aver sottolineato che le mie decisioni sono state assunte nello scrupoloso rispetto del Regolamento. Intendo queste manifestazioni di sostegno come indirizzate non solo e non tanto alla mia persona, ma all'Istituzione che ho l'onore di rappresentare».

Da registrare, infine, che i deputati del M5S si sono presentati in Aula con garofani rosa all’occhiello, nel taschino o tra i capelli, manifestazione motivata nel ricordare «i garofani rosa che portavano i deputati inglesi quando hanno approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. È di buon auspicio».

(Immagine da tg24.sky.it)

Giovanni Maria Elia

 

 


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