Omicidio Serena Mollicone, c'è un quarto indagato: è un carabiniere
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ARCE, 7 DICEMBRE - Il giallo sulla morte di Serena Mollicone, la studentessa di Arce uccisa più di 16 anni fa, si arricchisce di un nuovo capitolo: si apprende dell’esistenza di un quarto indagato. Si tratterebbe di un carabiniere che lavora in un comune diverso da quello in cui è avvenuto l’omicidio. L'ipotesi di reato formulata dalla Procura di Cassino è di concorso in omicidio volontario. Il carabiniere è stato sentito questa mattina in Procura, ma si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Oltre all’ultimo iscritto, risultano indagati per omicidio e occultamento di cadavere l'allora maresciallo della caserma di Arce Franco Mottola, la moglie e il figlio.
Il corpo di Serena è stato riesumato circa un anno e mezzo fa per consentire al medico legale Cristina Cattaneo di eseguire una nuova perizia. I risultati avrebbero stabilito una compatibilità tra la frattura cranica di Serena Mollicone, trovata senza vita nel bosco di Anitrella nel giugno del 2001, e i segni riscontrati su una porta sequestrata in un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce. Dalla perizia è emerso che Serena sarebbe stata picchiata e avrebbe avuto un impatto violento contro la porta, ma non sarebbe morta per questo motivo. Il decesso sarebbe stato provocato da asfissia, causata dalla “chiusura delle vie aeree con del nastro adesivo”.
A distanza di sedici anni, l’omicidio di Serena Mollicone non ha ancora trovato l’epilogo e consegnato l’autore, o gli autori, dell’efferato crimine alla giustizia. Troppe le zone d’ombra che non hanno consentito alla verità di emergere. La stessa verità che attende Guglielmo Mollicone, padre della diciottenne Serena, la quale nell’1 giugno 2001 vide infranti i suoi sogni di adolescente e fu privata della sua stessa vita.
La scomparsa di Serena. Nell’1 giugno 2001, Serena si sarebbe recata presso l’ospedale di Isola Liri in provincia di Frosinone per fare un’ortopanoramica. Dal momento in cui la giovane abbandona il presidio ospedaliero, non si hanno più sue notizie certe anche se si ritiene possibile che la ragazza sia rientrata ad Arce.
Quel giorno, però, Serena non torna a casa. Michele Fioretti, il fidanzato della giovane, avrebbe dovuto vedere la ragazza nel pomeriggio, ma lei non si fa viva. Pertanto, Michele avvisa Guglielmo, padre di Serena, il quale comunica la scomparsa della figlia ai Carabinieri. Verranno effettuate ricerche non soltanto dagli organi istituzionali, ma anche dalla popolazione locale che si attiva per cercare Serena. Il 3 giugno, alle ore 12 circa, il corpo esanime della giovane viene rinvenuto dai volontari della Protezione Civile a Fontecupa, in provincia di Frosinone, in un boschetto. Il corpo di Serena è privo di vita: braccia e piedi sono stati fasciati con nastro adesivo bianco e filo metallico, la testa è imbustata e tenuta ferma dallo scotch, braccia e gambe tirate dietro la schiena, carta assorbente nella bocca e nel naso.[MORE]
Il primo indagato. Il primo accusato dell’omicidio della studentessa è Carmine Belli: l’uomo, di professione carrozziere, viene arrestato nel 2003. A suo carico, ci sarebbe stato un bigliettino, ritrovato all’interno della sua officina, con sopra riportato l’appuntamento che Serena avrebbe dovuto avere con il dentista nel pomeriggio della giornata in cui è scomparsa. Dopo diciassette mesi di reclusione, la Corte d’Assise di Cassino assolve Carmine Belli dalle accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere perché gli indizi a suo carico non sono stati ritenuti sufficienti; in sostanza non si sono tramutati in prove.
La morte di Tuzi. A due anni dall’assoluzione di Belli, un clamoroso fatto di cronaca sembrerebbe far crollare nuovamente le indagini. Il Carabiniere Santino Tuzi, ascoltato dagli inquirenti come persona informata dei fatti, nell’aprile del 2008 si sarebbe tolto la vita sparandosi al cuore con la pistola d’ordinanza. Il 10 maggio del 2016, il Gip del Tribunale di Cassino, su richiesta della Procura, ha riaperto le indagini sulla morte del sottufficiale dell’Arma. Tuzi, da quanto appreso, durante il colloquio con i magistrati, avrebbe riferito di aver visto Serena entrare nella Caserma dei Carabinieri di Arce alle undici del mattino di quel venerdì primo giugno. La morte di Santino Tuzi, secondo gli inquirenti, potrebbe avere un collegamento con l’omicidio di Serena Mollicone.
Nuovi sviluppi nelle indagini. Anche le indagini relative all’uccisione di Serena, nel 2016, ripartono a pieno regime e nel mese di marzo, il procuratore capo Luciano D’Emmanuele dispone la riesumazione del corpo della giovane. L’incarico viene conferito all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, dell’Istituto di Medicina legale di Milano. L’elemento centrale della vicenda potrebbe essere l’eventuale compatibilità della frattura cranica riscontrata sul corpo di Serena con lo sfondamento di una porta di un appartamento ora in disuso, all’interno della caserma dei Carabinieri di Arce. I militari del Ris hanno effettuato, nel 2016, un accurato sopralluogo nell’alloggio per cercare di individuare possibili tracce ematiche o biologiche da comparare con quelle rinvenute sul cadavere di Serena.
Luigi Cacciatori
Immagine da cronacanera.org