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ROMA, 2 DIC. - «In questo Paese non c’è verità, nessuno vuole dire la verità. I morti sono santi». Queste l'amara conclusione dell’agente Luigi Spaccarotella al termine del processo per la morte di Gabriele Sandri. La Corte d’assise d’appello di Firenze lo ha condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario.[MORE]
«Sono un padre di famiglia - ha continuato Spaccarotella - ma di me e dei miei figli non importa niente a nessuno. Adesso so che non rientrerò più in polizia. So che sono stato abbandonato da tutti, anche da chi credevo amico. Sono scomodo, hanno paura di aiutarmi, di schierarsi con un perdente, con chi è stato giudicato ancora prima della sentenza. Questa sentenza era già scritta. Sono stato condannato quel giorno, al casello di Arezzo».
Spaccarotella sostiene di essere rimasto solo e di avere accanto solo la moglie, la sorella e i genitori. E' ossessionato dall’arresto («Non so neanche dove dormirò stanotte - dice - O se domani dormirò a casa») e nutre timori anche per la propria incolumità». «A nessuno importa di quello che ho fatto - conclude - Anche in questi mesi sono stato un poliziotto comunque sempre: lo scorso agosto, mentre ero fuori col cane, un ragazzo di colore ha cercato di forzare il lucchetto di un’edicola. Sono intervenuto, lui aveva un coltello, io ho chiamato il 113 e l’ho messo in fuga»