Omaggio del Presidente della Repubblica allo scultore ciociaro AMLETO CATALDI
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ROMA, 15 APRILE 2014 - Sì, proprio così, anche il Presidente della Repubblica On. Napolitano ha voluto onorare l’imminente omaggio di Roma Capitale all’artista ciociaro Amleto Cataldi, scultore di Roma, che gli sarà tributato il 9 maggio prossimo: informato dell’avvenimento in programma ha ritenuto commendevole far avere a uno degli enti organizzatori, l’Associazione Romana della Ciociaria, una medaglia di partecipazione alla onorificenza dell’artista ciociaro, prova del suo compiacimento. Dopo oltre ottanta anni di silenzio assoluto è iniziata dunque la svolta grazie al Comune di Roma Capitale che ha dedicato all’artista un sito di Villa Borghese forse il più prestigioso e celebrato al mondo e cioè il largario antistante la Casina Valadier sul Pincio, su quel balcone mozzafiato che affaccia su Roma antica, dando dunque anche, a nostro avviso, l’abbrivio alla riscoperta e risurrezione degli studi e degli interessi su di lui.
E visto che si ricomincia a parlare di Amleto Cataldi è opportuno dare ordine a certe connotazioni anagrafiche che lo segnano e caratterizzano sin dall’inizio e oggi ancora: come regola indiscussa viene definito ‘napoletano’, qualcuno lo chiama ‘parigino’, raramente affiora il connotato di ‘ciociaro’ e, bizzarro assai a dir poco, mai ‘romano‘: e tutti hanno un po’ di ragione. In effetti Amleto Cataldi è nato a Napoli, per un accidente della vita: prova ne è che subito dopo la nascita i genitori abbandonano per sempre Napoli e tornano prima a Castrocielo, paese d’origine del padre, dove soggiornano un paio d’anni e vi nasce una figlia e poi si trasferiscono a Roma, definitivamente: definirlo dunque ‘napoletano’ perché un caso della vita volle che avesse i natali nella città di Partenope e vi restasse per pochi mesi, è alquanto semplicistico e azzardato: è come voler definire Vittorio de Sica ciociaro solo perché nato a Sora, anche lui per caso. Quindi una sciocchezza. Definirlo invece ‘il parigino’ come amavano indirizzarlo i romani e i vicini è, al contrario di napoletano, un epiteto possibile e accettabile in quanto l’artista effettivamente fu molto presente a Parigi per mostre esposizioni fiere e altri rapporti artistici, in tale attività durata tutta la breve vita promosso e supportato dal cugino Alfredo, anche artista scultore, che lì viveva. Ma stranamente nessuno lo definisce ‘romano’. Quindi: non è napoletano, non è francese, è sicuramente ciociaro ma nessun ciociaro lo conosce e per i romani non è romano: ecco dunque una ulteriore peculiarità che contribuisce a tenere indistinta la fisionomia di Amleto Cataldi: è divenuto un apolide, un senza patria! Eppure è vissuto, e operato, a Roma per tutta la vita, salvo, appunto, i pochi mesi napoletani: perciò ci si chiede quali requisiti e presupposti si aspettano, i ‘romani’, ma anche gli studiosi che se ne sono occupati, per definire Amleto Cataldi tale, anche lui: napoletano sì, romano no! ‘Ciociaro’ invece lo è aprioristicamente, sicuramente nell’accordo di tutti -la Ciociaria è un concetto folklorico non geografico né amministrativo- perché la famiglia era di Castrocielo, perché per tutta la vita ha curato e mantenuto vivi i rapporti coi suoi parenti sia a Roma, sia a Parigi e sia a Castrocielo dove era nata anche una sorella e poi perché sapeva dare il giusto senso e significato al ‘termine’ ciociaro come per esempio quando, ad Atina, ebbe modo di conoscere l’opera di Teodoro Mancini, per lui artista ‘ciociaro’ pur se di nazionalità napoletana all’epoca, riconoscendosi in lui. Per noi dunque Amleto Cataldi è solo romano e questo può solo essere: i suoi 48 anni di vita è a Roma che li trascorse e quindi romano quasi puro, romano più di molti altri romani, ma data la sua storia e i suoi legami, anche ciociaro, per famiglia, tradizione e vincoli ancestrali: perciò un romano ciociaro, come migliaia e migliaia di altri alla sua epoca, prima della sua epoca e oggi.[MORE]
Il Comune di Castrocielo, patria avita dell’artista, ha accolto con entusiasmo l’alta onorificenza in suo onore tributata dalle massime autorità e con pari entusiasmo e interventi ha aderito attivamente alle manifestazioni in programma. In questo contesto si auspica che anche il Comune di Frosinone, che ormai sta prendendo sempre più il ruolo di capofila al posto della ormai ex-provincia, sappia cogliere l’occasione e partecipare alla manifestazione, non dimenticando di intestare al suo nome un edificio pubblico o una piazza o una strada importante.
(notizia segnalata da Michele Santulli)