Caffellatte e ginger letterari

Olimpiadi Internazionali di Filosofia - XXIII Edizione: al via la preparazione degli studenti

 LAMEZIA TERME, 21 NOVEMBRE 2014 – Si è svolto giovedì mattina, presso la sede del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Lamezia Terme (CZ), un incontro formativo e preparatorio di Filosofia in vista della partecipazione degli studenti dell’Istituto alla XXIII Edizione delle Olimpiadi Internazionali prevista per il corrente anno scolastico. La Lectio Magistralis, tenuta dalla prof.ssa Annabella D’Atri, docente di Filosofia presso l’Università degli Studi della Calabria (CS), è stata promossa e fortemente voluta dalle professoresse del Dipartimento di Studi Filosofici del Liceo: Bruno, D’Agostino e Rocca, che hanno ritenuto basilare questo incontro per preparare i loro studenti ad affrontare tale competizione culturale di livello internazionale nella modalità migliore. L’iniziativa, di valido interesse perché indirizzata a preparare i giovani alla stesura autonoma di un saggio di carattere filosofico, ha creato le premesse utili per approfondire tale argomento, pertanto, in occasione di un piccolo Ginger Letterario, abbiamo incontrato e rivolto alcune domande alla prof.ssa M. Rocca.

− Com'è nata l'idea di partecipare alle Olimpiadi di Filosofia?

L’intenzione fondamentale è stata quella di poter aiutare gli studenti a sperimentare le competenze acquisite durante i loro studi filosofici. L’Olimpiade così come è stata concepita dalla Società Filosofica Italiana, che ne è promotrice, non intende infatti dare risalto alla competizione in se stessa, ma vuole spronare i ragazzi a mettersi in gioco, a saper tradurre le conoscenze in competenze e abilità, a saper argomentare in maniera coerente le loro personali idee e opinioni. Si innesta altresì in quel filone promosso dalla “scuola del fare”, per cui l’apprendimento non deve essere solo nozionismo, ma deve tradursi in un “sapere pratico” che aiuti il ragazzo ad orientarsi in una società dinamica che gli pone davanti continue prove e lo sprona a sempre nuove esperienze cognitive.

− Se un alunno le chiedesse perché fare Filosofia e perché studiarla oggigiorno, cosa risponderebbe?

La filosofia stessa è domanda, è ricerca di senso, è lo stesso pensiero interrogante dell’uomo. Ci sono delle domande che nascono con l’uomo: perché si vive, perché si muore, perché si soffre... Sebbene viviamo in una società altamente tecnologizzata, immersi sempre più nel virtuale piuttosto che nel reale, non abbiamo ancora per fortuna robotizzato il nostro pensiero, continuiamo a porci quelle stesse domande nonostante l’evoluzione e il progresso ci propongano sempre nuove modalità di risposta, che però non ci soddisfano. La filosofia non ha il compito di dare una risposta definitiva, trova la sua ragion d’essere nella ricerca, non è l’approdo in sé che le interessa, ma i criteri per guidare la navigazione in vista di tale approdo. Essa può anche non essere studiata, con il rischio però di non sapersi orientare nel mare dell’esistenza. Per dirla con un’altra metafora è un libretto delle istruzioni, se lo leggi sai più o meno come montare ciò che hai davanti, se non lo leggi puoi sempre procedere al montaggio, con il rischio però di non sapere dove collocare tutti i pezzi.

− La filosofia, quindi, è una materia a cui sensibilizzare molto gli studenti; pensa che la via intrapresa sia quella giusta?

La filosofia è sviluppo del pensiero critico, di un pensiero che pone sotto la lente d’ingrandimento anche ciò che è facilmente osservabile ad occhio nudo, perché ha in sé il tarlo del dubbio. Insegnare filosofia è attività complessa, da fare con coscienza, perché se da un lato deve insegnare ai ragazzi il pensiero dubitante, dall’altro deve saper dare loro quei punti fermi che gli sono necessari per orientarsi nel quotidiano. Le modalità per fare questo sono diverse, la libertà d’insegnamento, non ci limita né nelle modalità né nei contenuti, ma ovviamente dà al docente una grande responsabilità. Ci si richiedono conoscenze, competenze e abilità, ma soprattutto un forte senso del limite poiché, specie nell’insegnamento di questa disciplina, ci facciamo veicolo di messaggi non esclusivamente nozionistici, ma applicabili nei diversi campi della vita sociale: etico, politico, religioso, culturale, che devono spronare il ragazzo a saper ricercare la verità senza porgergliela o negargliela a priori.

− Le strategie didattiche moderne riescono realmente ad avvicinare i giovani alla Filosofia?

L’esclusività del libro di testo è ormai dalla didattica contemporanea ampiamente superata. La strumentazione digitale delle scuole (l’uso delle LIM, Internet, registro elettronico), arricchisce la classica metodologia d’insegnamento. Ovviamente sono mezzi che non sostituiscono il lavoro dell’insegnante, ma lo integrano nelle strategie di apprendimento, permettendo quell’approfondimento didattico che difficilmente poi i ragazzi, anche i più motivati, fanno da soli. Per fare un esempio ho da poco spiegato Socrate ai miei studenti, integrando quanto detto verbalmente con la visione tramite LIM di brevi scene dell’omonimo film di Rossellini, non so se la strategia messa in campo abbia loro reso più “simpatico” il filosofo, di certo ne ha reso più semplice l’apprendimento. [MORE]

− Se dovesse proporre qualcosa di nuovo sul tema filosofico, per conquistare l’attenzione dei suoi allievi, su cosa punterebbe?

Lo studio richiede motivazione al sacrificio, richiede spendere il tempo sui libri, richiede ricerche e approfondimenti come alternativa a social network e giochi virtuali. Genitori e insegnanti però non hanno la bacchetta magica, ed interessare i ragazzi allo studio diventa sempre più difficile, troppe sono le alternative proposte. L’unica cosa a cui tengo quando introduco un nuovo filosofo ai miei allievi è presentarlo prima come uomo e poi come filosofo. Dei pensatori di cui si sanno notizie certe non ometto mai di descriverne la vita, poiché la filosofia nasce dalla vita. Nasce dai problemi, dalle esperienze, dalle relazioni e soprattutto dai maestri che questi hanno incontrato durante la loro formazione. Miro in altre parole a rendere il filosofo più comprensibile come uomo, inserendolo non solo in un contesto storico-geografico, ma anche in un contesto intimo, familiare, di relazioni sociali e affettive. I pensieri e le riflessioni sono per lo più frutto di veri e propri travagli spirituali, e il ragazzo, che spesso più dell’adulto vive questi stessi travagli, può così almeno in parte capire e carpirne dubbi, riflessioni, domande. Sono convinta che i dilemmi esistenziali, le domande dell’uomo sull’uomo, siano le chiavi di lettura per codificare la maggior parte dei sistemi filosofici.

− La realizzazione di una Lectio Magistralis tenuta dalla docente universitaria Annabella D'Atri agli studenti del Liceo Scientifico "G. Galilei" cosa ha trasmesso in termini di valori, di punti cardine di riferimento per muoversi con padronanza su un terreno così ampio come questo? Quale il principio loro dato?

La prof.ssa D’Atri ha parlato loro in termini di ricercatrice, ossia di chi si pone alla ricerca di una verità, non accettando quella precostituita di sistemi religiosi, politici, e in parte anche scientifici. Ha posto un grande punto di domanda sull’universalità della verità e su come sia secondo lei più consono parlare oggi di verità generale (generica, dei più). Al contempo però ha bandito anche ogni forma di relativismo. Affermare che esista una verità diversa per ognuno, significa infatti chiudere le porte al dialogo, al confronto, alla ricerca di un pensiero comune.

− In che modo porterete avanti nei prossimi mesi il lavoro riguardante questa iniziativa? Sono previsti altri momenti formativi?

Al momento la preparazione è lasciata ai singoli insegnanti che porteranno avanti un lavoro individuale con i propri allievi. Lasciamo la porta aperta però ad ogni possibile integrazione del programma con eventuali convegni, dibattiti o incontri culturali che aiutino i nostri giovani studenti ad affrontare al meglio questa nuova esperienza formativa.

Immagine: illuminations-edu.blogspot.it

Simona Barberio