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Olimpiadi 2026, undici i punti imprescindibili per candidare Torino
TORINO, 30 GIUGNO – A circa 12 anni dal successo della rassegna olimpica del 2006, Torino sembra volerci riprovare: il capoluogo piemontese a guida pentastellata sarebbe infatti pronto a formalizzare la propria candidatura per ospitare le Olimpiadi invernali del 2006.
Per farlo, tuttavia, la giunta del MoVimento ha redatto un “manifesto” di undici punti, considerati essenziali per un eventuale “sì”. A diffondere la notizia lo stesso gruppo M5S in seno al consiglio comunale, al termine di un incontro con il sindaco Chiara Appendino, da più parti definito come “collaborativo e costruttivo”.[MORE]
La roadmap tracciata per la candidatura di Torino, come spiegano gli stessi consiglieri comunali, partirà indubbiamente dal confronto con il capo politico e ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio, così come da un dialogo con le rappresentanze dei territori dell’intera area metropolitana che sarebbe interessata dai giochi.
I punti essenziali da seguire sarebbero poi lo studio dell’edizione 2006, a partire dalla quale effettuare un’analisi dei costi-benefici, l’individuazione di soluzioni che consentano di produrre effetti benefici per l’occupazione anche sul medio e lungo termine dopo la manifestazione, il recupero di edifici, investimenti per l’innovazione ed assoluta tracciabilità delle transazioni al fine di scongiurare possibili casi di corruzione o eventuali infiltrazioni mafiose.
Per la giunta grillina, inoltre, è vitale l’individuazione di un tetto massimo di spesa pubblica e la stipula di un protocollo d’intesa con l’Autorità nazionale anticorruzione, così come dovrà essere centrale, nel quadro di una successiva assegnazione dell’evento, il tema della sostenibilità e della sensibilizzazione sui cambiamenti climatici, dalla mobilità al riciclo.
Tra i nodi da sciogliere, resta anche quello relativo all’utilizzo degli impianti post-Olimpiadi. Le esperienze passate, in gran parte delle sedi assegnatarie di rassegne estive o invernali, sono infatti quasi tutte caratterizzate da una costante: il mancato uso ed il successivo abbandono di molte delle strutture costruite per ospitare i Giochi. Non dovrà essere così a Torino: servono garanzie sull’”utilizzo costante” degli impianti prima e dopo l’evento, insieme ad un piano di recupero per edilizia residenziale pubblica di una quota dei villaggi olimpici.
L’incontro tra Chiara Appendino e la maggioranza pentastellata avrebbe quindi raggiunto lo scopo: quello di ricucire lo “strappo” creatosi all’interno del MoVimento tra i favorevoli ed i contrari alle Olimpiadi, dopo che la stessa sindaca aveva “sfidato” i suoi a sostenere la candidatura torinese ai Giochi 2026. L’assegnazione della sede sarà poi decisa dal Cio, al quale il Coni ha inoltrato i nomi di Milano e Torino. Stando agli ultimi studi, tuttavia, un’eventuale rassegna all’ombra della Mole costerebbe circa un miliardo di euro in meno rispetto alla location meneghina. Che possa questo far propendere per il Piemonte?
Paolo Fernandes
Foto: targatocn.it