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Olimpiadi 2026, Malagò chiede a Torino di ripensarci
TORINO, 19 SETTEMBRE - Il Presidente del Coni Giovanni Malagò ha chiesto alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, di ripensare alla candidatura della città piemontese per le Olimpiadi invernali 2026. Torino aveva deciso di non proseguire nella candidatura a tre con Milano e Cortina.
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"Siamo ancora in tempo - spiega Malagò - non credo che Losanna non ci prenda in considerazione, oggettivamente è assolutamente aperta". Per l'uomo a capo del Coni una candidatura a due avrebbe meno possibilità di vittoria "non avendo le garanzie del Governo".
Ai microfoni di Radio Anch'io su Rai Radio 1 anche il governatore del Veneto Luca Zaia ha fatto un appello ad Appendino: "Questa non è una sfida o una prova muscolare; avevo battezzato io il tridente".
''Io sono un inguaribile ottimista - ha proseguito Zaia - ci sono non solo i 980 milioni per le Olimpiadi. Noi rinunciamo anche al tema del posizionamento del nome, è un peccato sciupare questa opportunità''.
Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti aveva spiegato che il governo non poteva sostenere una candidatura a due: "Se Lombardia e Veneto vogliono andare insieme, se ne faranno carico loro anche in termini di oneri. In caso di candidatura tridente il Governo avrebbe messo le garanzie, in questo caso non ci saranno ma dovranno fornirle loro. Se poi anche Torino volesse... deciderà il Coni".
Questa mattina è intervenuto a Radio Anch'io il governatore lombardo Attilio Fontana: "È curioso che se eravamo in tre lo Stato metteva le garanzie e in due non le mette più". Secondo il leghista in ogni caso Lombardia e Veneto hanno la capacità di "garantire le coperture e poi trovare privati come sponsor".
Si è espresso anche il terzo protagonista, il sindaco di Cortina d'Ampezzo Gianpietro Ghedina: "Veneto e Lombardia assieme, con l'asse Cortina-Milano da cogliere comunque" sarebbe "un'opportunità", dice. Ghedina ha aggiunto che è dispiaciuto dell'assenza del Piemonte e del M5s, ma "la candidatura era ed è seria per come siamo abituati a lavorare noi veneti e lombardi".
[Foto: ilgazzettino.it]
Danilo De Rosa