Pubblica Istruzione
Ocse, in Italia bassi stipendi per gli insegnanti e pochi studenti stranieri
MILANO, 13 SETTEMBRE 2011 – È una fotografia a tinte fosche quella che esce dallo studio sul sistema scolastico dei principali Paesi stilato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). L'Italia continua ad essere fanalino di coda grazie ad una spesa per l'istruzione pari a 4,8 punti percentuali del Pil (la media Ocse è invece del 61%, dati 2008) ed all'ennesima diminuzione (-1%) degli stipendi degli insegnanti.[MORE]
Nonostante il Belpaese sia tra i Paesi leader nella classifica sul numero di ore passate sui banchi di scuola il numero di laureati che escono dalle nostre Università continua ad essere ancora il più basso tra i paesi presi in esame. E non c'è alcun indizio che faccia sperare in una pronta risalita.
Al contrario – rileva il rapporto – nel periodo 2000-2009 mentre i nostri docenti vedevano diminuire i propri stipendi (con tutto ciò che questo significa anche sul metodo di insegnamento...), quelli dei loro colleghi dell'area Ocse registravano un aumento del 7%. A parità di grado di istruzione, conclude il rapporto, i docenti italiani guadagnano il 40% in meno e devono attendere “i fatidici” 35 anni di servizio per arrivare al massimo salariale (la media Ocse in questo caso è di 24 anni).
Durante tutto l'arco della propria carriera dietro la cattedra, un docente italiano passa da uno stipendio iniziale di poco più di 25mila dollari all'anno per arrivare a fine carriera ad un massimo attestato tra i 41mila ed i 42.908 dollari. I loro colleghi, invece, pur partendo da una cifra iniziale non troppo dissimile (26.512 dollari annui), arrivano a fine carriera con uno stipendio variabile tra i 54.664 dollari se insegnano alle scuole medie ed i 47.740 dollari per i docenti delle scuole superiori. Nonostante questo, però, l'insegnamento continua ad essere una professione ambita dagli italiani, con un rapporto di un insegnante ogni 11 alunni contro un insegnante ogni 16 della media Ocse.
Dall'altro lato – sottolinea ancora l'Ocse – l'Italia sembra non attirare più gli studenti universitari. Dei 3,7 milioni che nel 2009 hanno deciso di studiare fuori dai confini del loro paese infatti solo l'1,8% (percentuale in calo rispetto all'anno precedente) ha scelto le aule delle facoltà italiane. In testa alla classifica Cina (52% del totale degli stranieri fuori sede), seguita da India e Corea.
Mete più ambite sono gli Stati Uniti (18% del totale), Regno Unito (9,9%), Australia e Germania (attestate entrambe al 7%).
Tra gli stranieri che decidono di venire a studiare in Italia, comunque, le facoltà più frequentate sono quelle di Scienze sociali, Economia, Legge e Medicina. Anche se, stando ai dati Ocse, il gap più importante rimane l'uso quasi inesistente dell'inglese come lingua di insegnamento.
Andrea Intonti