Economia
Ocse: disoccupazione record in Europa. L'Italia fra i paesi più colpiti
PARIGI, 10 LUGLIO 2012 - Il rapporto Employment Outlook 2012 presentato oggi dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi, mostra dei dati allarmanti sulla disoccupazione in Europa e in particolar modo in Italia. Il rapporto registra circa 48 milioni di disoccupati in Europa nel maggio 2012, circa 15 milioni in più rispetto alla fine del 2007, anno in cui è ufficialmente iniziata la crisi. In Italia il tasso di disoccupazione per il 2012 si aggira attorno al 10%, con la possibilità di una stabilizzazione al 9,9% nel 2013. La categoria più colpita è quella dei giovani dai 15 ai 24 anni che non hanno raggiunto buoni livelli di specializzazione.
I dati che emergono dal rapporto dell’Ocse segnalano un tasso di disoccupazione dell’11,1% in Europa, il dato più elevato mai registrato prima d’ora. Nel solo mese di maggio 2012 sono stati registrati 300 mila disoccupati in più rispetto ad aprile 2012, che hanno purtroppo permesso di raggiungere la soglia dei 15 milioni di disoccupati in più dal 2007. Per ritornare ai dati registrati nei tempi precedenti la crisi bisognerebbe quindi creare 14 milioni di posti di lavoro, un’impresa molto difficile a causa della recessione che mette in ginocchio molti paesi dell’Eurozona. Ma la situazione che emerge dal rapporto è molto diversificata e presenta realtà economiche molto differenti.[MORE]
Fra i 34 paesi membri dell’Ocse, ben nove hanno dei tassi di disoccupazione che variano dal 3,5 al 5,5% (Australia, Austria, Giappone, Corea, Lussemburgo, Messico, Olanda, Norvegia e Svizzera). Invece l’anomala Germania registrava un tasso dell’8,2% nel dicembre 2007, sceso al 5,6% nel maggio 2012. I cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) con altri cinque paesi europei (Estonia, Ungheria, Francia, Irlanda, Repubblica Slovacca) registrano invece, a maggio, un tasso di disoccupazione a due cifre. Inoltre nell’ultimo trimestre del 2011, oltre il 35% di tutti i disoccupati ha passato un anno o più alla ricerca di un lavoro, mentre il dato delle persone inoccupate da più di due anni è aumentato all’1,5%, prima della fine del 2007 era allo 0,9%. La situazione europea, per l’Ocse, potrebbe migliorare solo con una sostanziale ripresa economica.
Nel quadro generale emerge l’Italia che viaggia in cattive acque, tanto che le speranze di un miglioramento a breve termine sono esigue. ”L’Italia é stata colpita duramente dalla crisi – si legge nel rapporto - ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare”. Colpisce soprattutto il dato riguardante il precariato fra i giovani, uno su due infatti è costretto a subire contratti a tempo determinato. Secondo l’Ocse infatti il 49,9% dei giovani tra i 15 e i 24 anni ha un lavoro precario, nel 2010 il dato era 46,7%, mentre nel 2009 era al 44,4%. I dati sul precariato della Cgia di Mestre, mostrano inoltre che il lavoro precario è diffuso soprattutto nel Mezzogiorno e riguarda in massima parte l’ambito del pubblico impiego, ma anche del commercio, dei servizi alle imprese e il settore turistico e stagionale. In Italia il numero dei precari è di 3.315.580, che percepiscono in media uno stipendio di 836 euro al mese. Inoltre i laureati precari sono in realtà una percentuale alquanto bassa, circa il 15%, la maggior parte dei precari sono infatti in possesso di un diploma o di una licenza media.
Per quanto riguarda invece la disoccupazione, il 27,1% dei giovani fra i 15 e 24 anni, che non hanno conseguito una specializzazione e non hanno proseguito gli studi, è disoccupato. Ma sono in aumento anche i dati di disoccupazione femminile, del 32,1% rispetto al 29,4%, e quelli di disoccupazione maschile, al 29,1% dal precedente 27,9%.
L’Ocse si è espressa anche per quanto riguarda le riforme del mercato del lavoro attuate dal governo Monti. “E' probabile che la recente riforma del mercato del lavoro riduca i costi sociali e occupazionali delle prossime recessioni” si legge nel rapporto, nella parte dedicata all’Italia. Infatti l’Ocse chiedeva da tempo all’Italia di agire per cambiare il sistema lavorativo, soprattutto nell’ambito degli ammortizzatori sociali. Infatti “la riforma estende la copertura dell'indennità di disoccupazione a una platea più ampia di lavoratori – troviamo scritto nel rapporto - e ne aumenta moderatamente la somma, riducendo così i costi sociali legati ad un aumento della disoccupazione”. L’Ocse poi prosegue in questo modo: "una minor incidenza del lavoro a termine e di altre forme contrattuali atipiche e precarie dovrebbe favorire la capacità del mercato del lavoro italiano di affrontare future recessioni, riducendone anche i costi sociali". Secondo l’Organizzazione infatti le riforme del governo tecnico sarebbero un primo passo per un miglioramento, ma viene sottolineata l’importanza, in questo campo, di distinguere i compiti del governo centrale da quelli delle regioni. I lavoratori, considerati quasi alla stregua di scansafatiche, devono inoltre dimostrarsi attivi nella ricerca di un impiego, disponibili a partecipare a corsi di formazione in cambio di sussidi e, in caso di inadempimento, saranno sottoposti a delle sanzioni.
(foto da italiadeivalori.antoniodipietro.com)
Laura Lussu