Economia
L’Ocse bacchetta l’Italia per fisco e istruzione
ROMA, 9 FEBBRAIO 2015 - Per l’Ocse, «La mancata ripresa dalla recessione sta portando il reddito pro capite dell'Italia a scendere ancora più in basso rispetto alle principali economie dell'Ocse»: nel 2013 il Pil pro capite italiano era inferiore del 30% rispetto alla media dei primi 17 Paesi Ocse.
Ad ogni modo, precisano gli economisti, il programma di riforme strutturali avviato dal governo italiano, se perseguito «con determinazione», «dovrebbe contribuire a una crescita più forte e più inclusiva», favorendo contestualmente la riduzione del gap.[MORE]
L’organizzazione parigina ha espresso un giudizio positivo sulla riforma del lavoro (Jobs Act), esortando però a «spostare la protezione dai posti di lavoro al reddito dei lavoratori»; bacchetta invece il Bel Paese sul piano del fisco e dell’istruzione. L'Italia, si legge nel rapporto annuale Going for Growth, deve «migliorare l'efficienza della struttura fiscale», aprirsi maggiormente sul fronte delle privatizzazioni, implementando con più efficacia le riforme per la riduzione delle «barriere alla concorrenza», e «migliorare equità ed efficienza» del sistema educativo. In particolare, in merito a quest’ultimo settore, l’Ocse rileva che la spesa per l'istruzione è «scesa ben al di sotto della media», criticando le scarse risorse a disposizione.
Istat: Pil al Mezzogiorno dimezzato rispetto al Centro-Nord
Secondo l’ultima indagine dell’Istat, relativa ai conti economici regionali, «il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un differenziale negativo molto ampio» con il resto del Paese. Dal rapporto, in cui vengono diffusi i dati per il 2013, emerge che il livello di Pil al Sud «è inferiore del 45,8% a quello del Centro-Nord».
La provincia più ricca risulta essere Milano, che ha registrato nel 2012 «i più elevati livelli di valore aggiunto per abitante prodotto, pari a 46,6 mila euro; seguono Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4 mila euro». Mentre, le province più povere, «con i più bassi livelli di valore aggiunto per abitante prodotto, sono Medio Campidano e Agrigento, con circa 12mila euro, e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia con meno di 13mila euro.
«Tra il 2011 e il 2013 - si legge nel report Istat - la Lombardia e il Trentino Alto Adige ottengono le uniche performance occupazionali positive, mentre Calabria e il Molise le cadute più ampie (-8% circa in termini di numero di occupati)».
Domenico Carelli
(Foto: ilsole24ore.com)