Economia

Ocse: aumenta il divario tra ricchi e poveri

ROMA, 5 DICEMBRE 2011 - Nei paesi ad economia cosiddetta avanzata negli ultimi trent'anni la disparità tra ricchi e poveri è aumentata. A certificarlo è una relazione redatta dall'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che riunisce 34 Paesi del mondo caratterizzati da un sistema politico democratico e da un sistema economico di mercato. Nello studio reso noto questa mattina, l'Ocse non si limita solo a certificare l'aumento delle disparità nei paesi più ricchi, ma invita i governi a mettere in atto alcune misure volte ad invertire la rotta.[MORE]

Oggi, certifica l'Ocse nel rapporto Divide we stand: why inequality keeps rising, nei Paesi membri il 10% della popolazione appartenente alle fasce più ricche ha un reddito medio pari a 9 volte quello del 10% più povero. L'aumento delle disparità interessa anche quei paesi «tradizionalmente più egualitari», come Germania, Svezia e Danimarca. La Svezia, ad esempio, è passata da un rapporto 5 a 1 degli anni Ottanta (cioè da un reddito medio dei più ricchi pari a 5 volte il reddito medio dei più poveri), ad un rapporto odierno di 6 a 1. Il dato generale (9 a 1) è ovviamente un dato medio, relativo a tutti e 34 i paesi membri. Tuttavia, tra i vari Paesi esistono situazioni in cui la disparità è minore, seppur comunque in aumento – come la Svezia – e situazioni in cui la disparità è notevolmente maggiore. Cile e Messico, ad esempio, presentano un rapporto addirittura 25 a 1. L'Italia ha una disuguaglianza leggermente superiore alla media Ocse, con un rapporto 10 a 1, in aumento rispetto agli anni Ottanta, quando il rapporto era 8 a 1.

«Questo studio – ha dichiarato il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurrìa, presentando i risultati a Parigi - smentisce l'ipotesi che i benefici della crescita economica vengano riversati automaticamente sulle persone più svantaggiate e che la maggiore disuguaglianza favorisca una maggiore mobilità sociale. Senza una generale strategia di crescita inclusiva, la disuguaglianza continuerà a crescere». I governi, quindi, devono mettere in atto alcune misure necessarie a contrastare la crescita delle disuguaglianze. La causa principale dell'aumento del divario è rintracciabile – secondo l'Ocse - nell'aumento delle disparità tra salari e stipendi: i lavoratori più qualificati hanno avuto maggiori benefici dal progresso tecnologico, vedendo generalmente aumentare il proprio reddito. Lo stesso non è avvenuto per i lavoratori meno qualificati. A ciò si aggiunge un generale aumento della flessibilità lavorativa che, se ha portato l'ingresso di più persone nel mondo del lavoro, ha anche generato la diffusione di contratti part-time e scarsamente retribuiti che hanno inciso notevolmente nell'incremento delle disuguaglianze, contribuendo ad aumentare la forbice tra i redditi dei più ricchi e redditi dei più poveri.

Le soluzioni che l'Ocse individua sono principalmente di due tipi. In primo luogo si ribadisce la centralità del lavoro: «L’occupazione – si legge nel rapporto - è il modo per migliore di ridurre le disparità. La sfida principale consiste nel creare posti di lavoro qualitativamente e quantitativamente migliori, che offrano buone prospettive di carriera e la possibilità concreta di sfuggire alla povertà». Secondo l'Ocse, quindi, è necessario «investire nelle risorse umane, un processo che deve iniziare dalla prima infanzia ed essere sostenuto per tutto il ciclo di istruzione obbligatoria. Una volta realizzata la transizione dalla scuola al lavoro, occorre fornire incentivi sufficienti affinché tanto i lavoratori che i datori di lavoro investano nelle competenze lungo l’intero arco della vita lavorativa». Il secondo suggerimento interessa il settore fiscale e contributivo: le autorità nazionali dovrebbero «riesaminare il ruolo redistributivo della fiscalità onde assicurare che i soggetti più abbienti contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri impositivi». Fare, cioè, in modo che le fasce di popolazione più ricche contribuiscano in misura maggiore. A questo va aggiunto l'incremento della lotta contro l'evasione fiscale e la rivalutazione del «ruolo delle imposte su tutte le forme di proprietà e di ricchezza».

Al tempo stesso, se si considera che i periodi di crisi generano «perdite ampie e persistenti per i gruppi a basso reddito» è necessario recuperare «l’importanza del ruolo degli ammortizzatori sociali, dei trasferimenti pubblici e delle politiche di sostegno del reddito». Affinché si abbia un'inversione di tendenza e la forbice tra i redditi più alti e quelli più bassi si riduca, è necessario, inoltre, che «l’offerta di servizi pubblici gratuiti e di qualità elevata in ambiti quali l’istruzione, la sanità e l’assistenza familiare rivesta un ruolo importante».

(in allegato: tabella riassuntiva sull'incremento della disparità. Da www.oecd.org)

Serena Casu