Estero
Obama: meno guerre e un fondo per combattere il terrorismo. Via dall'Afghanistan entro il 2016
WASHINGTON, 28 MAGGIO 2014 - Nella giornata di ieri Barack Obama ha annunciato che entro il 2016 verranno ritirate tutte le truppe militari dall'Afghanistan, che saranno gradualmente ridotte a partire dalla fine del 2014, quando resteranno soltanto 9.800 soldati. Da gennaio 2015 anche questi 9.800 militari lasceranno l’Afghanistan e, per la fine del 2015, le truppe verranno dimezzate.
Alla fine del 2016 resteranno solo 1.000 soldati a sorvegliare l’ambasciata statunitense a Kabul, addestreranno le truppe afgane e parteciperanno alle operazioni antiterrorismo. Questo perché, come ha dichiarato Obama, “L’Afghanistan non è un luogo perfetto e non è compito degli Stati Uniti renderlo tale. Il futuro dell’Afghanistan dev’essere deciso dagli afgani”. Inoltre, come il presidente degli USA ha precisato, "Non è stata l'America a volere questa guerra, ma siamo stati noi ad essere attaccati da al Qaida. Ora la porteremo a termine in modo responsabile".
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Sempre in materia militare, oggi Obama ha parlato davanti ai cadetti dell'Accademia militare di West Point affermando che gli Stati Uniti non possono più adottare la politica dell'invasione per risolvere il problema principale del proprio paese, il terrorismo. "La minaccia piu' diretta all'America e al mondo è il terrorismo, soprattutto da parte delle filiali decentralizzate di Al Qaeda. Dobbiamo cambiare la nostra strategia. Dobbiamo affiancarci ai paesi che hanno bisogno e abbiamo bisogno di partner per affrontare la minaccia dell'estremismo".
Per questo motivo ha deciso di investire cinque miliardi di dollari in un nuovo fondo, il “Terrorism partnership fund”, con l’obiettivo di aiutare i paesi in tutto il mondo a contrastare l’estremismo: "Sto chiedendo al Congresso di supportare questa nuovo fondo per la partnership anti terrorismo con una cifra fino a cinque miliardi. I fondi ci permetteranno di addestrare, costruire le capacità e facilitare i paesi partner in prima linea”.
Secondo questa nuova politica anti-terrorista bisognerebbe investire più in diplomazia per contrastare il fenomeno in peasi come lo Yemen, il Mali, la Libia, la Siria, la Somalia: “Dobbiamo ampliare i nostri mezzi a disposizione, che dovranno includere la diplomazia e lo sviluppo, le sanzioni e l’isolamento, gli appelli alle leggi internazionali e, se necessario ed efficace, anche l’uso multilaterale della forza. Dobbiamo fare ciò perché le azioni collettive in queste circostanze hanno più chances di successo, maggiori possibilità di essere sostenute e minori probabilità di portare a errori costosi”.
Valentina D'Andrea