Chiesa e Società

"Oasi di misericordia" Mons. Vincenzo Bertolone, Poveri e caritatevoli Sull'esempio di Gesù

Pubblichiamo il testo integrale del discorso pronunciato questo pomeriggio dall'Arcivescovo Bertolone per l'inaugurazione dell'Oasi di misericordia.
07 DICEMBRE 2015 - «Il grido del povero sale fino a Dio, ma non arriva alle orecchie dell’uomo». Così scriveva amaramente un autore francese dell’Ottocento, Félicité-Robert de Lamennais, associandolo ad un versetto del Siracide, (21, 5). I poveri destinatari della prima beatitudine del Discorso della Montagna, sono spesso la base negletta della piramide della società. Ad essi Papa Francesco sta dedicando ripetutamente la sua attenzione, i suoi appelli, la sua vicinanza, stimolando la Chiesa a non esitare ad avviarsi verso le strade polverose e misere delle periferie non solo urbane ma anche esistenziali. È stata questa anche la scelta di Cristo. [MORE]

È stata questa la scelta del Cusmano nel 1867, tredici anni dopo la morte del Lamennais.
Il povero come sacramento Padre Giacomo Cusmano, nella sua ricerca di Dio, è guidato dalla fortissima tensione della carità e quindi indirizza gli occhi del corpo, del cuore e della fede verso Cristo e verso il povero. Cristo pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini , svolge il suo “ministero” con quelli che vivono una vita da umiliati, da piccoli e da poveri. E «Da ricco che era, si è fatto povero» ; svolge la propria missione tra i poveri: «Lo Spirito del Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» . Il Nuovo Testamento ci mostra Gesù costantemente impegnato ad operare secondo questa logica; lungo questo percorso, egli annuncia al massimo livello la misericordia divina quando imbandisce la mensa per tutti e quando si mette a tavola con i peccatori.

Gesù manifesta le sue preferenze in modo inequivocabile, ma anche senza ostentazione e senza risentimento. Ha detto: «I poveri infatti li avete sempre con voi e potere far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me» ; «Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» .

Per il Cusmano il “Poverello” è una vera e propria epifania, di qualcuno che gli viene incontro. Il Poverello è il sacramento della presenza di Cristo, rivelatore di Dio, che si lascia vedere, toccare, accudire ed amare nel fratello piccolo. Il Cusmano approfondisce in vari modi il tema del Poverello, sacramento di Cristo. «I Poverelli per noi sono oggetto di culto, e la povertà un sacramento. Noi guardiamo in loro l’immagine di Gesù Cristo, li amiamo, prestando loro servizi di ogni genere della istessa maniera con cui si presterebbero alla persona reale di G.C.» ; «Volete vedere Gesù? […] Guardate i Poverelli! Essi sono come un altro sacramento, perché nella persona del Povero sta nascosto Gesù: Voi che fate professione di amare Dio, il Dio nascosto, Deus absconditus, volete anche amarlo meglio? […] Venite meco vi condurrò dai Poveri, alla casa dell’amore cristiano, alla casa della carità» .

Il Cusmano è convinto che Dio si rivela e si dona mediante il “sacramento del fratello più piccolo”. Abbracciare il fratello più piccolo è abbracciare Dio, accoglierlo è accogliere Dio, riconoscerlo è conoscere Dio.
Fare questo è realizzare una prassi, che é testimonianza e insegnamento. «Ma Colui, ch’è l’Eterna Sapienza del Padre, ha voluto unire, anzi premettere la pratica alla teoria coepit facere et docere. Ed invogliandoci ad apprendere da Lui la mitezza e l’umiltà del cuore, ci annuncia che la sua missione è appunto quella di evangelizzare i Poveri; e comincia col nascer Povero, col far sue le miserie di tutti, col mettere sulle proprie spalle i debiti di ognuno e scontarli colla propria vita, col proprio sangue, passando a traverso delle più strazianti torture senza volersene risparmiare una sola, anzi con avidità di patire quanto più era possibile ed in ogni genere di sofferenze» .

Il passo più ardito fatto dal Cusmano lungo il duplice percorso di immedesimazione, quello del Povero con Cristo e quello dell’amore per il Povero con l’amore che fa vibrare lo stesso cuore di Cristo, consiste nel trattare veramente il Povero come Cristo. Nella percezione del Cusmano si tratta di una conseguenza ovvia della concezione del Povero come sacramento di Cristo. Per farci un’idea del sentire del Cusmano al riguardo, trascriviamo, dalle sue numerose pagine che ne sono impregnate, alcuni brevi passi: «Raccomando poi di non essere mai contenta di prodigare cure solerti e affettuose verso i poveri ammalati: Essi vi rappresentano Gesù sofferente, e per conseguenza vi dev’essere un culto unito alla pietà, che vi deve animare nel loro servizio» ; «Poverelli di Gesù Cristo, voi siete gli amici di Dio, voi siete i nostri protettori, e le vostre preghiere per noi sono parimenti valevoli presso Dio, che quelle dei Santi del Cielo. Voi presso Dio siete onnipotenti, voi avete le chiavi del Cielo, i vostri voti regolano i tempi e le stagioni. Voi ci risparmiate i flagelli di Dio, voi ci liberate dalle morte eterna, voi siete l’immagine di Gesù Cristo, e per questo i Santi, impediti di visitare Gesù in Sacramento s’inginocchiavano, dinanzi ai poveri infermi» ; a coloro, che, pur apprezzando la bontà delle sue intenzioni, ne criticano gli eccessi, a partire dal rischio dell’idolatria, il Cusmano fa osservare: «Non è mai troppo ciò che si fa per venerare Gesù e le sue parole. Io venero Gesù nella persona dei Poveri, perché credo la sua divina parola la quale mi accerta che fo a Lui ciò che fo ai Poverelli. Questa fede mi fortifica, e mi eleva a vedere Gesù che, invisibile rendesi visibile nei Poverelli» .

Questa generosità, che si estende soprattutto verso gli ultimi, i poveri e i sofferenti, sarà l’argomento decisivo del giudizio divino sull’umanità alla fine della storia, perché — dirà Cristo — «tutto quello che avete fatto a questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Matteo, 25, 40). È in questa luce che quest’opera che ho affidato a Città solidale guidata da don Piero Puglisi può trasformarsi non solo in una conferma testimoniale di questo appello di Gesù ma anche in una interpellanza alla coscienza dei fedeli di Catanzaro perché — come dice lo stesso Cristo al dottore della Legge, dopo aver narrato la parabola del Buon samaritano — «vada e faccia» l’opera della carità (Luca, 10, 37).