Salute
Aggressioni contro gli infermieri e gli altri operatori sanitari: c’è ancora troppa incertezza sui presidi di pubblica sicurezza
Nursing Up De Palma: «Aggressioni contro gli infermieri e gli altri operatori sanitari: c’è ancora troppa incertezza sui presidi di pubblica sicurezza»
«Lo dimostra il recente Decreto Bollette convertito in legge alla Camera. Qualcuno faccia chiarezza, i nostri professionisti rischiano di ritrovarsi alla totale mercé di una violenza che va arginata sul nascere».
ROMA 20 MAG 2023 - «Ci lascia alquanto perplessi, nel suo avvenuto passaggio di approvazione alla Camera, manca adesso l’iter del Senato, l’articolo 16 di quell’ormai celebre Decreto Bollette diventato legge, che riguarda le “Disposizioni in materia di contrasto agli atti di violenza nei confronti del personale sanitario”.
Come noto viene introdotta una specifica sanzione (reclusione da 2 a 5 anni) per le lesioni non aggravate procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.
Facciamo sinceramente fatica a comprendere, però, in particolare il contenuto del comma 1 bis, che “prevede la possibilità di istituire presidi fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza”.
Cosa vuol dire la parola possibilità? Qualcuno ce lo spieghi. Non riusciamo a trovare il bandolo della matassa: qui si parla di eventualità in relazione alla presenza o meno di uomini delle forze dell’ordine negli ospedali: siamo cioè di fronte, davvero, chiediamocelo una volta per tutte, a una serie di situazioni che non hanno davvero certezza?
Da cosa può mai dipendere questa eventualità? Dalla disponibilità o meno di agenti in un determinato territorio?
In gioco, sia chiaro, c’è la tutela dell’incolumità psico-fisica dei nostri operatori sanitari.
Ci domandiamo legittimamente, alla luce dei recenti proclami del Viminale, quali siano le condizioni favorevoli che possono consentire ad una determinata realtà ospedaliera di avvalersi di un presidio di pubblica sicurezza, lasciando invece un altro o molti altri sguarniti, come accade in contesti sanitari con bacini di utenza enormi, come il Cardarelli di Napoli, il più grande ospedale del sud Italia, incredibilmente privo della presenza di forze dell’ordine.
Eppure lo stesso Ministero degli Interni, in pompa magna, lo scorso febbraio, si era affrettato a sottolineare, con tanto di comunicati stampa, che sono 189 i presidi di polizia già attivi o di imminente attivazione nelle strutture ospedaliere a seguito delle indicazioni impartite dal ministro Matteo Piantedosi. Si tratta di un incremento del 50% rispetto ai 126 presidi preesistenti.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Siamo di fronte ad un pericoloso gioco di parole, ma a noi servono fatti, perché in ballo c’è la salute di migliaia di professionisti della sanità.
Lo stesso Ministro della Salute Schillaci aveva sollevato l’allarme violenze, rilanciano i nuovi drammatici dati sulle aggressioni che si consumano nelle corsie ogni giorno.
Ad oggi, rispetto ai circa 5mila casi denunciati in un anno, ce ne sono 26 volte di più, circa 125.000, non registrati.
Ancora più grave è che per il 75% sono violenze che coinvolgono donne e che nel 40% circa dei casi si è trattato di violenze fisiche. Vere e proprie aggressioni che hanno lasciato il segno: il 33% delle vittime è caduto in situazioni di burnout e il 10,8% presenta danni permanenti a livello fisico o psicologico.
Siamo di fronte a dati drammatici, cos'altro ci vuole per far capire che servono presidi di polizia certi nei presidi ospedalieri italiani?
I proclami della politica devono doverosamente fare il paio con iniziative concrete per arginare sul nascere il triste fenomeno delle aggressioni ai danni degli operatori sanitari.
Gli ospedali con bacini di utenza più grandi non possono rimanere privi di presidi di pubblica sicurezza. E soprattutto non è possibile, come accade in molte realtà della Capitale, che gli agenti siano in servizio solo dal lunedì al venerdì, quando invece, nei fine settimana, per l’assenza dei medici di base, aumenta il congestionamento dei pronto soccorsi.
Se poi, al posto degli uomini della Polizia di Stato, ci sono vigilantes, è noto che da parte loro non c’è la stessa possibilità di intervento a difesa del personale sanitario aggredito, come avviene nel caso degli agenti, a meno che non si decida di modificare le normative in atto.
I proclami, le promesse, l’attivazione di sanzioni esemplari a violenze avvenute nella speranza che facciano da deterrente: è come camminare in un labirinto. La verità che ci sentiamo di toccare con mano, l’unica, è che gli operatori sanitari si sentono abbandonati a se stessi e vivono nella paura e nell’angoscia.
E mancano ancora all’appello, a nostro avviso, i piu' volte richiesti interventi radicali , di fonte istituzionale, finalizzati a porre un argine al clima di mala cultura che trasforma, gli infermieri e gli altri professionisti della sanità, in nemici su cui scaricare rabbia e frustrazione», chiosa De Palma.