Estero

Nuove proposte UE per incrementare la presenza delle donne nei Cda

BRUXELLES, 20 NOVEMBRE 2012- La questione della parità tra uomo e donna è stata al centro dell’attenzione dell’Unione Europea sin dalla sua nascita. Oggi, a distanza di cinquant’anni di impegno in questo senso, di risultati ce ne sono stati, ma non si può certo parlare di obiettivo raggiunto. Per questo motivo l’Ue ha proposto di creare un nuovo quadro normativo valido in tutta l’Unione che contenga indicazioni chiare per tutti gli Stati membri.[MORE]

La situazione è infatti ancora fortemente sbilanciata. I vertici aziendali sono dominati da uomini: mediamente l’86% dei membri e il 96% dei presidenti dei consigli sono di sesso maschile. Promuovere la parità non è sufficiente. Servono regole precise. La motivazione risiede nel fatto che la questione non viene più avvertita solo come di principio, ma di pubblico interesse. Un sondaggio Eurobarometro ha rivelato che l’88% degli europei ritiene che, a parità di competenze, le donne debbano essere egualmente rappresentate nelle posizioni dirigenziali delle imprese. Qualifica e merito dovranno essere i criteri chiave per la selezione dei candidati. Il discrimine per valutare l’assunzione di un uomo piuttosto che una donna sarà la valutazione dell sua competenze. Non un sistema per tutelare le donne dunque, ma per garantire l’uguaglianza. Il rischio sarebbe infatti quello di invertire il problema, non risolvendo la questione.

La proposta è stata di raggiungere la quota al 40% per entrambi i sessi nelle società quotate in borsa entro il 2020, mentre saranno escluse le PMI con meno di 250 impiegati. “L’obiettivo”, dice Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione europea e Commissione per la Giustizia, “è di infrangere il tetto di cristallo che continua a frenare il talento femminile. La Commissione europea promuove la parità di genere dal 1957. Continuare su questa strada non è una rivoluzione ma un’evoluzione naturale”.

Federica Sterza

 

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