Novi Ligure: dieci anni dopo Erika vuole una famiglia e un figlio
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Nelle parole dei giudici che si occuparono del suo processo c'è anche scritto: “Due omicidi che per efferatezza, per il contesto, per la personalità degli autori e per l'apparente assenza di un comprensibile movente, si pongono come uno degli episodi più drammaticamente inquietanti della storia giudiziaria del nostro Paese”. [MORE]
Siamo al 21 febbraio 2001 il delitto era quello di Novi Ligure. Fu uno dei primi crimini che sconvolse gli italiani per l’efferatezza e l’incomprensibile motivazione di un gesto talmente innaturale e crudele. Allora, dieci anni fa, non eravamo ancora abituati al quasi quotidiano rituale macabro che ci annuncia, attraverso la lettura della notizia del giorno, il delitto di famiglia.
Dieci anni dopo parla lei, Erika, oggetto di argomentazioni e dissertazioni dei migliori criminologhi italiani. Oggi ha 27 anni e dicono sia diventata una donna nuova, in pace con se stessa. Erika aveva sedici quando uccise sua madre Susanna e il suo fratellino Gianluca, 97 coltellate in tutto, insieme al suo fidanzatino: Erika e Omar, il binomio del male, dell’amore che diventa morte.
Ma il movente che la portò ad un delitto tanto terribile resta ancora un mistero e per i giudici lei non si è mai ravveduta. Omar, compagno di massacro, il fedele fidanzatino che l’aiutò a sterminare la madre e il fratellino, dal carcere sognava il mare e una volta uscito dal penitenziario per uno sconto di pena per buona condotta, si è creato una nuova vita facendo il giardiniere. Dice che Erika ormai gli è del tutto indifferente. Eppure lui l’aiutò, si inventarono che erano stati gli albanesi e i loro nomi divennero il simbolo dell’orrore, quella carneficina che sconvolse il maresciallo dei carabinieri che entrò per primo nella villetta e il medico legale che dichiarava di aver assistito ad una pura macelleria.
Il vero superstite della vicenda è un uomo che è rimasto sempre lì, nella villa dell’orrore, non abbandonando mai la figlia, portando quotidianamente fiori freschi sulla tomba della moglie e del suo bambino. Il padre, l'ingegner Francesco De Nardo, uomo esemplare e di un coraggio che emoziona ha sempre affermato: “Devo proteggerla, al limite anche da se stessa. Una ragazza della sua età deve per forza avere un futuro. Ma quando la guardo, a volte penso: dove ho sbagliato?”
Dicono che Erika sia oggi una donna pacificata: è stata curata e accompagnata nella sua crescita, tra il suo percorso di studi che l’ha portata alla laurea e vari innamoramenti che hanno fatto tanto discutere. E adesso lei dichiara di voler diventare madre. Dieci anni che sono passati come niente, come se fossero un flash di dieci minuti. La stessa creatura, che da come viene descritta pare quasi eterea nella sua delicatezza fisica di giovane e graziosa donna, dichiara di voler costruirsi una famiglia. Lei che escogitò quel piano diabolico che spezzò la vita ad un bambino, suo fratello Gianluca, che nell'ultimo tema in classe aveva scritto: il mio migliore amico è mia sorella.