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ROMA, 30 GENNAIO 2013- EMILIO GANDOLFO, STUDIOSO DEI PADRI DELLA CHIESA
Una interessante conferenza su padre Emilio Gandolfo, pastore molto amato e di profonda cultura, si è svolta presso la Chiesa di San Giovanni dei Genovesi a Roma in occasione della giornata della Memoria.
Il Prof. Giuseppe Ignesti, amico e studioso dell’autore de “ Ad Deum qui laetificat iuventutem meam. Liber Amicorum “, alla presenza di don Giovanni Cereti, Abate dell’Abbazia di San Giovanni Battista dei Genovesi, che che ospita la omonima Confraternita, ha illustrato con parole veramente pregnanti la preziosa opera di diffusione cristiana che padre Emilio Gandolfo, colto studioso della Bibbia e dei Padri della Chiesa, ha svolto negli anni della sua infaticabile e per certi versi curiosa opera.
Grande studioso e cultore di patristica, Don Emilio soleva dire: “L'unica vera soddisfazione consiste nel poter dire: il Signore si è voluto servire di me. Gli onori e i riconoscimenti umani sono soltanto fumo negli occhi. Ciò che conta è l'amicizia. Sento incessantemente questo vincolo soavissimo e ringrazio il Signore del dono di tanti amici come della più vera ricchezza. E' con tutti loro che io spero di trovarmi un giorno a tavola nel Regno. Allora potremo bere insieme il vino nuovo come il Signore ha promesso nell'ultima cena, quando istituì il banchetto nuziale del suo amore, ordinando di fare questo in sua memoria e in attesa della sua venuta. Che disse allora consegnando il calice nelle mani dei suoi discepoli? "In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio" (Mc. 14, 25). E' un appuntamento al quale nessuno certo vorrà mancare”.
Don Emilio legge e traduce il Vangelo ed i suoi Padri preferiti, conversa con loro di tutto quanto lo interessa e con i suoi tanti amici si considera “ condiscepolo” anche se essi sono non cristiani e non credenti.
Grande ed indimenticato insegnante di materie religiose presso il liceo “ Virgilio “ di Roma ha sempre sostenuto di “ essere condiscepolo alla scuola di Cristo “, offrendo il proprio terreno d’incontro, proprio quello religioso, rimanendo, se del caso, ancorato a quello secolare.
Dall’esame della sua corrispondenza notiamo che egli usava scrivere tre lettere nel corso dell’anno: in occasione del Natale, della Pasqua e della Pentecoste: in particolare la lettera della Pentecoste dell’anno 1992 faceva riferimento alla sua ordinazione sacerdotale avvenuta proprio in quel giorno.
L’ultima sua lettera, scritta in occasione del Natale 1999 arrivò agli amici proprio nei giorni della sua morte violenta.
Da ultimo, una notazione: i suoi più cari amici S.Paolo, S. Agostino e S. Gregorio Magno ed i suoi maestri padre Stanislay Lyonnet, il Cardinale Michele Pellegrino e padre Bellarmino Bagatti hanno contribuito a costituire quello che lui, don Gandolfo, ha sempre ritenuto avessero contribuito a costituire quello che molto modestamente definisce un “ debito culturale “ verso di loro, figurandosi come uno che “ ha imparato a bere alla loro Sorgente “.
Grande uomo, grande padre spirituale, grande ligure che ha chiuso la sua carriera ecclesiastica come parroco di una delle chiese da lui più amate: quella di Vernazza, terra amata nella quale, purtroppo, viene ferocemente e misteriosamente assassinato.
Del grande padre resta ora la “ Associazione degli amici di don Emilio Gandolfo “ che ha lo scopo di mantenere viva, di valorizzare la sua figura e le sue opere, particolarmente come testimone del Vangelo e come studioso della Bibbia e dei Padri della Chiesa.[MORE]
(notizia segnalata da andrea gentili)