Cronaca
Norman Atlantic, misteri intorno alle responsabilità dei soccorsi
BRINDISI, 31 DICEMBRE 2014 – Nel pomeriggio di ieri, il Libeccio forza 8 sembrava non voler consentire a nessuno di completare le operazioni di rimorchio del Norman Atlantic; il traghetto andato in fiamme nel mezzo dell'Adriatico, era atteso a Brindisi poiché è lì che è in corso un'inchiesta, e l'incarico era stato affidato ai fratelli Barretta. Nelle operazioni di rimorchio, con la marina albanese in contatto, vi è stato però lo sfottò tra i Barretta e gli albanesi, “provaci tu, a rimorchiarlo”, è stato detto al capitano di Valona, che pronto ha agganciato il relitto e lo ha portato verso le coste del suo paese.
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I fratelli Barletta
Ai Barretta era stata dunque affidata la responsabilità della delicata operazione, e non a caso: la compagnia, dal nome omonimo, non è certo una principiante, anzi, è ben nota in tutto il Mediterraneo, e persino a Matteo Renzi, che conosce personalmente Rosy, tra i Barletta, colei che il quotidiano Brindisi Report appella col nome di “lady PD”, da quando fu fotografata, nel 2012, in un porto pugliese ad accogliere il Matteo nazionale a braccia aperte. E non solo: la compagnia, “beffata” dalla capitaneria albanese, è ben nota anche alla Marina militare, con la quale ha sempre collaborato in operazioni tecniche sui mari nostri.
I dubbi sulla vicenda
Stando a quanto riportato da siti albanesi e dagli ordini delle capitanerie del paese, la Norman Atlantic “non era più di competenza di Tirana”: ciò è stato comunicato in numerose occasioni più o meno in maniera ufficiale. Non è chiaro, a questo punto, il motivo per il quale sul posto dell'agonizzante traghetto vi erano presenti altri rimorchiatori albanesi: incrociando le dichiarazioni tra il capitano albanese Celolaj e i dati sul traffico marino, si comprende chiaramente che la decisione di affidare le operazioni ai Barretta viene presa ancor prima che i rimorchiatori italiani abbiano raggiunto il luogo dell'incidente. Perché e chi lo ha deciso, resta un mistero, se non altro per il fatto che l'incidente è avvenuto a poche miglia dalla costa albanese – tanto che la tv albanese Top Channel era capace di seguire la vicenda dalla costa, “a occhio nudo”; e invece, a causa di tale decisione, i superstiti, nell'attesa dei soccorsi, hanno atteso per circa 36 ore sul ponte più alto della Norman, rischiando di morire per ipotermia.
Foto: ilfattoquotidiano.it
Dino Buonaiuto