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Nona di Serie A: fra errori arbitrali e polemiche, i sintomi della decadenza del calcio italiano
ROMA, 28 OTTOBRE 2012 – Discusso e discutibile questo calcio italiano moderno, fatto di polemiche sterili, arbitri indecisi e negativamente protagonisti nella loro indecisione e tifoserie sempre più astiose, stanche e (forse giustamente) anche un po’ disinnamorate.
Nella nona giornata di quello che un tempo veniva considerato il campionato più bello del mondo, le polemiche contro i grandi errori arbitrali la fanno da padrone e mettono ingiustamente nell’ombra le grandi novità di questa giornata di Serie A: la quinta vittoria di fila dell’Inter, che permette ai Nerazzurri di agganciare il secondo posto in classifica, e l’ennesimo ko della Sampdoria, bloccata a quota dieci alle spalle di un Milan che, nonostante la vittoria sul Genoa nell’anticipo di sabato, ancora arranca e fatica a convincere, con El Shaarawy unica ancora alla quale aggrapparsi per trascinare fuori dal baratro una squadra sempre più confusa, disorientata e inconcludente.[MORE]
Disorientata e inconcludente è apparsa oggi durante il primo tempo anche la Lazio, fantasma sbiadito di quella corazzata mostruosa che, sotto la guida di Petkovic, aveva fagocitato il Milan in un sol boccone appena una settimana fa. Si è svegliata nella ripresa la squadra di capitan Mauri, nel mezzo di una partita disordinata e tesa in cui persino Klose ed Hernanes, le sue due stelle più luminose, facevano enorme fatica a brillare.
Ma l’arbitraggio incerto e balbettante di Bergonzi al Franchi ha condizionato le sorti dell’incontro: giusta l’assegnazione alla Fiorentina del primo rigore, poi non trasformato da Fernandez, ma sbagliato quasi tutto il resto. Dubbia la posizione di Jovetic sul bel gol di Ljajic, rigore solare per fallo di mano in area negato ai biancocelesti e rigore per contatto in area negato ai viola, per finire poi con il regolarissimo gol annullato dal guardalinee a Mauri al 14° della ripresa.
Il bilancio della partita, finita con la vittoria della Fiorentina e l’espulsione per doppia ammonizione di Ledesma e il rosso diretto nei confronti di Hernanes, rivela un arbitraggio confusionario e all’insegna dell’indecisione, con un Bergonzi che, alla sua quarta direzione in questa stagione, sembra costantemente incerto sul da farsi e predisposto a far prendere al quarto uomo tutte le decisioni fondamentali, soprattutto sul gol annullato e sulla tardiva espulsione di Ledesma.
A Catania altro campo, stessa storia: la Juventus tiene da subito la partita sotto controllo, ma è il Catania a segnare il primo gol del match, gol che potrebbe invertire le sorti della partita se non venisse annullato dall’arbitro Gervasoni per un inesistente fuorigioco di Bergessio.
Il gol segnato da Vidal ad inizio ripresa, con una ironicamente dubbia posizione di Bendtner, e l’espulsione di Marchese segnano definitivamente le sorti della sconfitta catanese.
Gli errori solari di Bergonzi, considerato uno dei migliori arbitri italiani attualmente in circolazione, e Gervasoni hanno indubbiamente compromesso le sorti della nona giornata e dei due incontri da loro diretti, ma sono ancora più significativi se estratti dal contesto della singola partita ed inseriti in un quadro più generale, perché sintomi del profondo disagio in cui sembra versare nell’ultimo periodo la classe arbitrale e, più, in generale, l’intero campionato italiano.
Appare limpido e chiaro che la qualità del gioco e degli arbitraggi risulta fortemente condizionata dal pessimo clima che, da più di qualche stagione, si respira nel mondo del calcio italiano: si grida facilmente al complotto, allo scandalo, gli individualismi prevalgono dentro e fuori dagli spogliatoi, le polemiche sterili sono all’ordine del giorno e gli scandali la fanno incondizionatamente da padroni: partendo da Calciopoli e arrivando al recentissimo scandalo del calcio scommesse.
Gli errori arbitrali di oggi sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto che ha ormai travolto il calcio italiano da tempo e che lo sta conducendo verso un lento, e si spera non inesorabile, cammino di decadenza.
Non sarà infondo un semplice caso se quello che un tempo veniva chiamato il “Milan dei meravigliosi” e che vinceva trofei a livello mondiale con una facilità quasi imbarazzante sia oggi ridotto ad una pallida imitazione di se stesso e se le squadre italiane che fino a pochi anni fa si contendevano quasi fra loro la finale di Champions League abbiano visto passare il numero di ammesse alla gara per aggiudicarsi la Coppa dei Campioni da quattro a tre nel giro di un paio di stagioni dall’ultima vittoria.
Gli errori arbitrali, gli scandali, la riduzione della squadre ammesse alla Champions, la palese difficoltà di alcune italiane in Europa, sono tutti sintomi di una generale decadenza che, se non adeguatamente contrastata e fermata, rischia di annientare per sempre quel poco di bello che è rimasto nel calcio italiano moderno.
(foto www.goal.com)
Elisa Lepone