Parola e Fede
Non giudicare
Oggi risponde alle domande di Manuela da Trapani e Domenico da Udine, don Francesco Cristofaro.
D. Perché Cristo parlava sempre in parabole? Domenico da Udine
R. La parabola è un messaggio semplice, comprensibile da tutti e che usa un linguaggio di immagini. Pensa che da Gesù andavano centinaia e migliaia di persone e tra questi tantissima gente semplice, molti bambini, contadini, pescatori, allevatori di greggi. A tutti Gesù è venuto per dare il messaggio più bello della storia della salvezza: l’uomo è fatto per Dio, per restare con lui, l’uomo è per il regno dei cieli. Come dirgli tutto questo? Nella più grande semplicità. Usando il loro stesso linguaggio. Usando quelle realtà della vita con cui essi stessi ogni giorno erano a contatto. Ed ecco perché, ad esempio, il regno dei cieli è paragonabile ai bambini, perché l’uomo per potervi entrare deve essere come loro, semplice e puro di cuore. Ed ecco perché il regno dei cieli è paragonabile ad una rete che contiene pesci buoni e pesci cattivi. I primi, vengono tenuti, gli altri buttati via. Ecco, l’uomo invitato ad essere tra i buoni e non tra i cattivi.[MORE]
Questo modo di fare di Gesù ci deve convincere che anche nella nostra missione dobbiamo usare la semplicità del linguaggio per far comprendere la bellezza e la grandezza del messaggio di Cristo.
D. Ogni giorno io condanno e giudico il mio prossimo come o cosa devo fare per evitarlo? Manuela da Trapani
R. Cara Manuela, ti riporto un brano del vangelo bellissimo. «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Mt 7,1-5).
Non conosco il motivo perché tu ogni giorno sia portata a giudicare e condannare ma ho compreso che tu non lo voglia fare più, lo voglia evitare e chiedi a me come evitarlo. Io dico sempre e parto da questa consapevolezza che aiuta tanto in primo luogo me stesso e cioè che l’altro sbaglia, ma che io posso sbagliare il doppio dell’altro se non, addirittura, anche di più. E già questo mi convince a passare da un dito puntato verso l’altro ad un dito che comincia a girarsi verso di me.
Poi comincio a pensare: “Ma se il Signore, dinanzi ad un mio errore, anche grave, non volesse più perdonarmi, come mi sentirei io?” Malissimo! Allora, mi viene da dire che è meglio abbassarla la mano anziché puntarla sull’altro, perché se per me desidero misericordia, devo volere lo stesso per l’altro e se per me il Signore non usa il metodo del giudizio e della condanna, nemmeno io lo devo fare con gli altri.
Cara Emanuela sono sicuro che ce la farai. Chiedi questa grazia al Signore ogni santo giorno nella preghiera.
Don Francesco Cristofaro
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica parolaefede@infooggi.it . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.