Cultura e Spettacolo

"Non dirmi che hai paura" di Giuseppe Catozzella, la vera storia di Samia

È il 2 aprile 2012. Una barca tenta di raggiungere le coste di Lampedusa, ma si ferma lungo il tragitto. A bordo ha centinaia di profughi, gente che scappa dalla guerra, mamme che non vogliono crescere i propri figli nella fame, giovani che desiderano studiare, realizzare i propri sogni.
Tra queste c'è Samia Yusuf Omar, ragazza di ventun anni. Ha lottato più di un anno con i trafficanti di umani, la fame e la sete per un unico scopo: correre alle Olimpiadi di Londra.

Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella (tra i dodici libri in “gara” per il Premio Strega 2014) narra la vera storia dell'atleta somala che ha conquistato gli appassionati di sport quando nel 2008 ha gareggiato nelle Olimpiadi di Pechino. La notizia fece scalpore: una donna musulmana proveniente da un paese in guerra ed integralista che corre alle olimpiadi. Ma lo stupore non basta per salvare una vita. Samia è nuovamente protagonista dei giornali nazionali quattro anni dopo, quando muore in mare nel tentativo di arrivare in Italia.[MORE]

Nel libro non troviamo un fatto di cronaca, ma una denuncia molto più sottile, quelle che solo la narrativa più operare.

Catozzella ci presenta, con la voce di Samia, una bambina che corre per le strade fumose di polvere da sparo, piene di spazzatura e rovine. Una ragazza che sogna di diventare un'atleta allenandosi con il burqa e che, sostenuta da tutta la sua famiglia, intraprende lunghi viaggi pieni di speranza. Ci fa entrare in simbiosi con la protagonista, lottare e soffrire con lei. Ci dischiude il suo cuore e ci fa aprire gli occhi sull'inaccettabile realtà del commercio di umani. "Il viaggio" lo chiama Samia. La sua ultima corsa verso la libertà.

Consiglio questo testo perché narra una storia bellissima e crudele, di grande delicatezza e forza. Dalla scrittura leggera, sembra che le parole siano sussurrate, ma la loro verità squarcia la coscienza di chi legge.

«"L'aria qui è profumata”, ho detto a Teresa, che stava seduta dietro insieme a me.
"Non è profumata, è normale, Samia. È solo che non sia ente il puzzo della polvere da sparo."
Non ci avevo mai pensato. Il puzzo della polvere da sparo era nato prima di me, generato dalla mia sorella maggiore, la guerra, e io non l'avevo mai separato dal normale odore dell'aria.
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Intervista all'autore: qui

Valeria Nisticò