Cronaca
Nobel per Malala, oltre 30mila le firme raccolte in tutto il mondo
MILANO, 9 NOVEMBRE 2012- Malala Yousafzai è una ragazzina, ha solo quindici anni. Eppure sa già insegnarci tanto. Sa insegnare ai Talebani che è un diritto per tutti quello allo studio, anche per le donne, anche in Pakistan, il Paese in cui è nata e cresciuta e in cui solo i ragazzi sono ammessi fra i banchi di scuola; sa insegnare a noi tutti il coraggio di battersi per le proprie idee, costi quel che costi. E a lei è costato davvero tanto: lo scorso 9 ottobre è stata raggiunta da alcuni proiettili che l’hanno colpita alla testa e alla spalla, mentre tornava a casa da scuola. A rivendicare l’ignominoso attentato Ihsanullah Ihsan, portavoce dei Talebani pakistani; la motivazione, raccapricciante: “Masala è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”. Solo perché si è opposta ad un regime di cui non condivide la brutale e diseguale logica; solo perché si è battuta affinché il suo mondo cambiasse e uguali diritti fossero garantiti a tutti, al di là di distinzioni di genere. [MORE]
Masala diviene famosa a soli 13 anni grazie ad un blog scritto per la BBC in cui documenta i trattamenti che il regime del suo Paese destina alle donne. Diventa così subito bersaglio facile per i Talebani, che da parte loro rifiutano qualsiasi obiezione venga mossa ai loro barbari metodi, alle loro vergognose e implausibili leggi, specie se le obiezioni sono avanzate da una donna. Perché ciò che una donna può fare è solo tacere, abbandonando da subito i propri sogni, chinando il capo coperto senza alcun indugio. Altrimenti la punizione arriverà, puntuale, come è successo per Malala che ha rischiato la vita per dar voce ai suoi pensieri, alle sue idee.
Attualmente la ragazza si trova a Londra, in un ospedale che si è offerta di curarla, dopo il delicato intervento chirurgico cui è stata sottoposta, poche ore dopo l’attentato, all’ospedale militare di Peshawar. Per lei si mobilitano ora in migliaia in tutto il mondo, riconoscendo la grandiosità di questa piccola donna e la rarità del suo coraggio. Si chiede con una petizione lanciata dalla piattaforma change.org che le venga conferito il Nobel per la pace. «Malala non rappresenta solamente una giovane donna, parla per tutte quelle alle quali è negata un’istruzione solamente in base a ragioni di sesso», così Shahida Choudhary, leader della campagna. Ma Nobel o no, Masala rimane un simbolo, il simbolo di un no urlato a tutti i regimi che ancora minacciano la libertà di donne e uomini in tutto il mondo.
(Fonte immagine: thegurdian.com)
Emmanuela Tubelli