Cronaca

No Tap: continuano le proteste contro il gasdotto, feriti due agenti

 LECCE, 11 APRILE- Questa notte due agenti della polizia sono rimasti lievemente feriti durante i nuovi disordini registratisi sulla strada provinciale che collega Lecce a Melendugno, via percorsa dai mezzi Tap per arrivare al cantiere del gasdotto. Scenario: l’ennesimo tentativo di blocco messo in atto dagli attivisti contrari al gasdotto Trans-Adriatico Tap (Trans-Adriatic Pipeline), che connetterà Italia e Grecia via Albania. Gasdotto che, una volta realizzato, dovrebbe permettere l’afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, potenzialmente, del Medio Oriente. [[MORE]


Nell’intento di bloccare il passaggio dei camion, una ventina circa di attivisti hanno prima improvvisato un muretto sulla strada con dei blocchi di tufo, per poi dare fuoco ad un cassonetto dei rifiuti. Poco dopo si è verificata una sassaiola contro gli agenti dei reparti mobili intervenuti per far sfollare i manifestanti, a seguito della quale due poliziotti si sono fatti refertare perché colpiti dalle pietre.


In particolare uno dei manifestanti presenti, ritenuto responsabile dell’incendio al cassonetto, è stato condotto in Questura a Lecce dagli agenti della Digos. La strada è stata sgomberata e i camion sono tutti passati per scaricare il materiale trasportato al cantiere di San Basilio.


In questo clima pesante il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è stato contestato da parte dei No Tap al Festival del cinema europeo di Lecce, al quale era giunto per assistere all'anteprima del documentario “Mena” della giornalista Maria Cristina Fraddosio, in cui viene narrata proprio la battaglia della popolazione locale al gasdotto che dall'Azerbaijan approderà in Salento, a Melendugno.


Le parole del presidente a tale proposito: “Non posso venirvi a dire cose diverse da quelle che sono nel programma di governo della Regione Puglia – ha detto Emiliano dal palco -. La regione quel gasdotto lo vuole, come ho detto anche oggi, a Taranto lo aspettano, serve per la decarbonizzazione dell’Ilva, ma non lo vuole a Melendugno. Si può quindi realizzare una comunità d’intenti, perché salvare Melendugno e San Foca è uno scopo primario per noi, anche per consentire alle popolazioni residenti di decidere il destino del proprio territorio”.

Fonte dell'immagine: infooggi.it

Federica Vetta