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Nilla! Villa! ed il surf metropolitano: intervista a Matteo Toni
VITERBO , 4 NOVEMBRE 2014 - Dopo l'esordio con Santa Pace, per Matteo Toni è il momento della seconda uscita discografica: Nilla! Villa!. Pubblicato da Woodworm e La Fabbrica, verrà distribuito da Audioglobe e The Orchard dal 7 novembre. GrooveOn ha colto questa occasione per intervistare il musicista modenese. Buona lettura!
Iniziamo a parlare della copertina del disco e di questa scelta irriverente e psichedelica.
Sinceramente non vedo tutta questa irriverenza nel mostrare oggigiorno un uomo nudo. Il significato è proprio quello, la nudità umana come la nudità dei sentimenti, e allora nudità alla parola e al suono. La psichedelia delle luci e dei simboli richiama un immaginario musicale e sonoro che amo: sono la carta dell’uovo di pasqua (in questo caso un CD), che solamente aperto svelerà il suo dono.
Invece cosa ci dici riguardo il titolo? Da "Santa pace" a "Nilla!Villa!", ti piacciono i binomi difficili?
Ahah, sì effettivamente spesso convergo sul binomio, forse a causa dell’eterna indecisione umana che non risparmia certo me. Assieme a Giulio, il batterista mio compagno di viaggio durante queste incisioni, una sera venne fuori per caso questo accostamento, che al mio orecchio suonava così musicale.
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Quali sono le differenza principali con "Santa pace"?
Santa pace collezionava canzoni che avevo scritto in tempi piuttosto differenti, e in momenti sonori in cui prediligevo la forma più acustica. Nonostante la lunga realizzazione (circa un anno per la parte sonora) questo disco è stato scritto d’un fiato, a seguito di un lungo periodo di live in due (chitarra e batteria) e risente ampiamente del suono che io e Giulio abbiamo appunto dal vivo. Inoltre, pensando alle parole di una recensione, relativa al primo EP, che dipingeva “Qualcosa nel mio piccolo” come una musica che fluttua fra la superficie e i primi cm sott’acqua, penso ora a queste canzoni e al fatto che scendano molto più nelle mia profondità, ed è sorprendente come alcune volte quest’ultima sia solo il prossimo rifugio prima di un nuova luce o di un ulteriore baratro.
Raccontaci della tua carriera prima di diventare cantautore e di come si è svolto questo cambiamento.
La musica mi ha sempre accompagnato, anzi è sempre stata una parte di me: non ricordo quasi più momenti della mia vita prima di indossare perennemente le cuffiette. Prima di Matteo Toni con la slide, c’è stato un gruppo di amici che faceva musica a mio avviso molto figa, ma che purtroppo non ha avuto la forza necessaria per farsi sentire: si componeva sempre in jam session e io per lo più cantavo e basta. Poi il ritorno alla chitarra abbandonata per anni e la scoperta della lap steel, che ha preso il sopravvento. Considero la chitarra slide uno strumento magnifico, in grado di cantare, piangere e ridere come in una conversazione con chi la suona e chi ti ascolta. Parlando una sera con il cantante-pianista de Le Furie, lui la paragonò ad una tastiera con i soli tasti bianchi, e questa immagine calza a pennello. E’ uno strumento armonicamente limitato, ma spesse volte i limiti sono solo perché li poniamo noi: il mio modo è ricercare su quello strumento nuove vie tecniche e sonore, anche se ci puoi fare solo 3 accordi.
Come si può relazionare il processo creativo delle tue canzoni ai tuoi viaggi in giro per il mondo?
E’ nato da poco il mio secondo figlio e in questo periodo giro più di immaginazione che di Kilometri.
nonostante tutto anche dentro NILLA! VILLA! ci sono molti suoni e immagini che derivano anche ed inevitabilmente da esperienze reali del mio vissuto in giro. Non so esattamente risponderti. Ci sono autori che riescono ad esplodere in arte sensazioni incredibili senza muovere un passo dalla propria scrivania e altri che invece hanno necessità di vita vissuta per scrivere. In questo disco penso ci siano entrambe le cose. Prendi KEBABELLARIA, all’inizio c’è una specie di canto tribale: una sera ero su una stupenda spiaggia caraibica e sentii quella voce, la sentii, c’era…anche se nessuno stava cantando.
Con questa formazione questo e sound particolare, definito da te surf metropolitano, hai avuto un buon riscontro critico con il tuo disco d'esordio. Adesso, con questo secondo album, che cosa ti aspetti?
Di fare un po’ di soldi.
Vuoi salutare i lettori di GrooveOn e consigliargli 3 dischi?
Ragazzuoli cari, primo veniteci a sentire live e qualificatevi che siete lì perché avete letto questa intervista così ci abbracciamo; secondo suonate sempre quello che vi piace davvero. Se vi va vi propongo al volo:
Fat Freddy’s Drop: Based on a true story
Jack Johnson: Brushfire fairytales
Tera Melos: Patagonian rats
Un abbraccio a tutti e tutto GrooveOn!
Federico Laratta
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