Nigeria, Boko Haram rivendica il sequestro di oltre 200 studentesse. "Saranno vendute come schiave"
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KANO (NIGERIA), 5 MAGGIO 2014 - Il rapimento delle oltre duecentro studentesse dello scorso 14 aprile è stato rivendicato da Boko Haram, il gruppo islamista jihadista collegato ad al-Qaida.
A comunicarlo è lo stesso capo del gruppo estremista Abubakar Shekau in un video di 57 minuti in cui rivela anche agghiaccianti particolari sul futuro delle povere ragazze, utilizzando parole inquietanti e terribili sulla loro sorte:
"Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah", specificando che le 223 liceali saranno trattate come schiave, vendute o sposate a forza. Alcune di loro sarebbero già state trasferite in Ciad o in Camerun dove sarebbero state vendute per 12 dollari ciascuna.
Il capo del gruppo fondamentalista, inoltre, dichiara le motivazioni del rapimento, affermando che le donne vanno trattate come schiave, perché "l’educazione occidentale deve cessare" e perché che le ragazze "devono lasciare la scuola e essere date in sposa".
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Solo 53 ragazze sono riuscite a scappare, e nelle mani di Shekau ci sono ancora 223 adolescenti che restano ancora prigionere dei terroristi.
Il governo ha finalmente ammesso il rapimento, dopo che la moglie del presidente Goodluck Jonathan, Patience Jonathan aveva ordinato l'arresto di due attiviste che avevano organizzato la marcia di protesta per la liberazione delle studentesse, dopo aver dichiarato che il governo non si stesse impegnando abbastanza per farlo. La first lady nigeriana aveva quindi deciso di fermarle, sostenendo addirittura che il sequestro non fosse mai avvenuto e che le attiviste appartenessero, in verità, alla rete responsabile del rapimento e con le loro azioni volessero infangare il nome del presidente.
Il presidente, dopo questo spiacevole episodio, ha comunicato che il governo farà tutto il possibile per liberare gli ostaggi, chiedendo aiuto anche a Stati Uniti, Cina, Francia e Regno Unito per l'emergenza sicurezza in Nigeria:
"Il nostro Paese è sottoposto ad una grande prova, molto dolorosa" [...] "Parliamo a tutti i Paesi che speriamo ci aiutino, e gli Stati Uniti sono i primi. Ho già parlato due volte con il presidente Obama per risolvere i nostri problemi"
Valentina D'Andrea