Nelle preghiere del Papa, la Siria e la Repubblica cinese
ROMA, 25 DICEMBRE 2012-Il ricordo e la preghiera di Benedetto XVI hanno larghi orizzonti e sanno giungere ovunque, dall’Europa, all’Africa, all’Asia. Nel giorno Santo non si dimenticano quei luoghi del mondo in cui ancora si soffre e in cui il Natale non è sempre sinonimo di serenità, calore familiare, pace.[MORE]
In primo luogo, il pensiero del Pontefice va alla Siria martoriata da una guerra civile sanguinaria e insensata: l’appello è per una soluzione politica che sappia restituire a questo popolo un tempo di luce dopo un’abissale oscurità. Ma poi il lungo discorso di Benedetto XVI giunge sino all’Estremo Oriente e alla Repubblica Popolare Cinese, nella comune speranza che il compito politico che a breve il Paese è chiamato a svolgere, possa essere portato a termine con onestà e nell’interesse di tutti.
Non poteva mancare un ricordo di forte presenza nella Notte di Natale: la mente corre e con lei la preghiera. Si spinge lontana e giunge sino al cantuccio di mondo in cui la religione vuole sia «nato il Redentore», una terra dove finalmente «deve germogliare il seme della pace». E che pace sia fra Palestina e Israele.
Insomma, quello che di bocca in bocca vola in questo giorno, a partire dalle parole del Papa, arrivando sino alle coscenze laiche o senza religione, è un messaggio univoco che si tinge di speranza: è l’augurio perchè il mondo possa finalmente essere un luogo di pace. È un’invocazione gridata da un solo coro e che si vuol credere sia ascoltata, se non dall’Onnipotente, almeno dai Potenti.
Foto: Corriere.it
Emmanuela Tubelli
Vuoi restare sempre aggiornato con le notizie più importanti?
Iscriviti ai nostri canali ufficiali:
Riceverai in tempo reale tutti gli aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.