Fantasticherie del cuore
Nella Pasqua l'annuncio di un mondo migliore
È cosa buona augurare Buona Pasqua agli uomini di buona volontà e a coloro che fanno fatica nel generare la pace e l’equità sociale nei luoghi in cui operano. Buona Pasqua a chi non riesce ancora a sigillare nel cuore dell’unità umana il mistero della crocifissione e della resurrezione. Buona Pasqua a chiunque tenti di ignorare tutto ciò che preceda l’azione terrena, nella stolta consapevolezza di indirizzare a proprio piacimento le sorti dell’uomo. I risultati che verranno da un gesto simile non potranno che essere instabili, forse nel presente anche gradevoli, per poi infrangersi contro i pilastri dei valori non negoziabili. È tempo di riconciliazione, di mediazione santa, di condivisione, di cambiamento, di attenzione a favore di chi sia rimasto indietro e non riesce a tenere il passo. [MORE]
Ma non basta! L’uomo nuovo non può fermarsi a Maria di Màgdala che annuncia la sparizione del corpo di Gesù dal Sepolcro, lontana ancora con i suoi fratelli dalla verità del Cristo risorto. L’annuncio va dato nella sua unità immodificabile, perché capace di rivoluzionare ogni mancanza e qualunque tipo di discrasia umana. Fermarsi alla celebrazione o al compiacimento del solo tratto visivo di un evento, senza misurarlo con la volontà eterna dell’Assoluto, significa aver sotterrato la Parola di Cristo tra le filosofie e i pensieri alchemici che disdegnano qualsiasi forma di verità oggettiva. C’è oggi una separazione netta tra dimensione umana e spirituale; naturale e soprannaturale; tra primato dell’uomo e sua diretta affermazione nell’obbedienza a Dio. In tale dimensione è facile svoltare per sentieri paranormali alla ricerca di un Dio accomodante.
L’uomo fa parte dell’unità dell’universo in tutta la sua straordinarietà, perché fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Una corrispondenza che il peccato ha offuscato e continua ad annebbiare esaltando ciò che muore e non ciò che risorge. L’uomo nuovo è tale solo nella dinamicità dell’unità tra Spirito e carne, tra terra e cielo, tra immanenza e trascendenza. Nel Signore non si perisce. Non si “muore” in terra, perché la fede è elemento di rinascita interiore continua a favore di una ricostituzione individuale e collettiva; non si “muore” in cielo, perché la resurrezione dai morti del Figlio dell’uomo ha mostrato al mondo l’eternità dei figli del Padre che scelgono la strada del vangelo. Partire dalla Parola e non dalla finta certezza terrena è la risposta che ogni giorno l’uomo in ogni sua attività dovrebbe porre in essere.
La Pasqua del Signore sia la scossa spirituale più giusta per annunciare un mondo migliore, in cui si cresca nell’assieme delle parti che compongono la realtà naturale e l’energia trascendentale. Un modello di vita garante di una evoluzione sostenibile e pronto ad abbattere le disuguaglianze umane aprendo alla diversità nella comunione che tutto sana; a conferire atti di giustizia sociale, politica ed economica rispetto ai popoli senza identità, in attesa di rientrare nella normalità globale; a rimettere in gioco i valori sapienziali della cristianità che hanno foggiato la storia nei secoli. Elementi tutti indispensabili per indirizzare l’innovazione e il cambiamento verso una comunità inclusiva e orientata, senza mai tradire la Parola, alla salvaguardia dei diritti naturali del singolo da sempre a sostegno di un equo progresso collettivo.
Egidio Chiarella
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