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Il "Mein Kampf" di Hitler per poco non finisce in edicola in Germania nel "giorno della memoria"

Berlino, 27 Gennaio 2012 Proprio alla vigilia della “Giornata della Memoria” dedicata all’olocausto ebraico, l’editore inglese Peter McGee aveva deciso di pubblicare sulla rivista tedesca Zeitungszeugen ampi estratti del Mein Kampf, il libro che è stato il “manifesto” del delirante credo hitleriano, scritto dallo stesso Hitler.

All'ultimo momento, però, l'editore ha deciso di "congelare" prudentemente l'iniziativa "per l'approfondimento di questioni legali", come dichiarato in una nota dallo stesso McGee. Sembrerebbe infatti che il Land della Baviera, che detiene i diritti d’autore sul testo e ne ha sempre impedito la pubblicazione , fosse sul punto di scatenare una serie di iniziative giudiziarie contro ll'editore.

Solo tra qualche giorno, quindi, si saprà se l'iniziativa editoriale avrà un seguito. Il libro di Hitler non é stato più pubblicato in Germania  dalla fine della Seconda guerra mondiale, non tanto perché vietato dalla legge, ma per una sorta di tacita e condivisa “censura” per rispetto dei milioni di vittime del fanatismo nazista. [MORE]

Il Mein Kampf (La mia battaglia) contiene tutte le più strampalate idee politiche e razziste, successivamente attuate da Hitler una volta arrivato al potere. Negli anni del governo hitleriano venne distribuito in 10 milioni di copie. Poi, in Germania, è stato “black-out” dal punto di vista della pubblicazione, anche se nel mondo hanno continuato ad essere venduti milioni di copie di questo testo, che in alcuni punti appare sgrammaticato e privo di una logica sia pure “malata”.

In nazioni come l’Olanda, la vendita del libro è vietata espressamente, così come in Austria e Israele, mentre in Francia vi sono alcune limitazioni.

Va comunque evidenziato che dal 2016 Mein Kampf sarà libero di diritti in quanto saranno trascorsi 70 anni dalla morte dell’autore (Hitler) e sarà quindi di dominio pubblico. Considerate le potenzialità di internet, il pensiero del Fuhrer raggiungerà quindi una diffusione globale. La diffusione della cultura è sempre un qualcosa di positivo, ma in questo caso sarebbe la diffusione di una pseudocultura “malata”, che di certo non arricchirebbe le menti del XXI secolo se non come monito per evitare il ripetersi di simili sciagurati eventi.

Raffaele Basile