Cronaca

'Ndrangheta: sequestro beni cosche vibonese, valore 2,5 mln "i nomi"

VIBO VALENTIA, 5 FEB - Ammonta a 2,5 milioni di euro il valore complessivo dei beni mobili e immobili sequestrati dalla Polizia di Stato, su disposizione della Dda di Catanzaro, a carico di esponenti del clan dei "Piscopisani".

Il provvedimento ha riguardato quote della società "Ritadele sas" riconducibili a Giovanni Battaglia, di 37 anni di Vibo Valentia, attualmente detenuto; fabbricati e terreni, il patrimonio aziendale della "Brogna Auto" di Vibo Valentia, di proprietà di Giuseppe Brogna (62), detenuto; un appartamento e diversi terreni nel territorio di San Gregorio d'Ippona riconducibili a Stefano Farfaglia, (37) di Vibo, detenuto; alcuni fabbricati e l'intero patrimonio aziendale del panificio "San Pio" di Ionadi, riconducibile a Nazzareno Fiorillo (65), detenuto; appartamenti ubicati tra le province di Vibo e di Bologna ed intestati a Maria Concetta Immacolata Fortuna (62); il "Baretto", a Piscopio, di proprietà di Nazzareno Galati (31) e il locale "Mamma non vuole", di Vibo Valentia, di proprietà di Benito La Bella (32) al quale sono stati sequestrati anche un'automobile e un appartamento.

"Il tutto - ha affermato il questore di Vibo, Annino Gargano - rappresenta l'ulteriore tassello dell'operazione 'Rimpiazzo' dell'aprile 2019. I provvedimenti, concomitanti con l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, sono frutto della sinergia della polizia di Stato messa in campo tra i vari reparti, in questo caso le Squadre Mobili di Vibo e Catanzaro con l'attività specialistica offerta dalla sezione analisi patrimoniali dello Sco di Roma".

"Si è trattato di indagini molto molto complesse, lunghe e particolari - hanno detto ancora gli investigatori - e per questo motivo spesso non coincidono con le indagini classiche in quanto serve l'ausilio di personale in grado di leggere i flussi finanziari, bilanci e capire dove le organizzazioni criminali nascondono i proventi illeciti. L'inchiesta 'Rimpiazzo' ci aveva permesso di accertare il tentativo dei piscopisani di scalzare i Mancuso da Vibo e come la principale fonte di approvvigionamento fossero le rapine e le estorsioni i cui proventi sarebbero stati impiegati nella compravendita di droga, in particolare di cocaina".