Cronaca
'Ndrangheta: sequestrati 50 mln beni a imprenditori.
'Ndrangheta: sequestrati 50 mln beni a imprenditori. In altra inchiesta arrestati mandanti duplice omicidio del 2000
CATANZARO, 29 OTT - Doppio colpo alla 'ndrangheta in Calabria. Da un lato la Dda di Reggio Calabria, col supporto della Direzione nazionale antimafia, ha tolto beni per cinquanta milioni alla disponibilità di tre imprenditori accusati di essere legati a doppia mandata con le cosche più potenti della città; dall'altra la Dda di Catanzaro ha chiuso il cerchio su un cold case di 20 anni fa, un duplice omicidio maturato nell'ambito di contrasti tra cosche di Lamezia Terme, per il quale sono stati arrestati presunti mandanti ed esecutori.
A Reggio, con l'aiuto di reparti territoriali di varie province italiane, sono stati posti i sigilli ad un tesoro di 50 milioni di euro composto da 10 orologi di pregio (Rolex, Paul Picot, Baume & Mercier), disponibilità finanziarie e rapporti bancari/assicurativi, 18 imprese e società commerciali in Italia e all'estero, 18 immobili, 7 automezzi e un'imbarcazione da diporto.
Beni che erano nella disponibilità degli imprenditori Antonino Scimone, di 45 anni, Antonino Mordà (51) e Pietro Canale (41). I loro nomi sono venuti alla luce con l'operazione "Martingala", condotta dalla Dia e dalla Guardia di finanza di Reggio, conclusa nel febbraio 2018 con l'esecuzione di 27 fermi ed il sequestro di beni per 100 milioni di euro. E per la prima volta nel distretto reggino, la proposta di sequestro è stata avanzata non solo dal procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri, ma anche dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.
L'inchiesta aveva portato alla luce un'organizzazione con base a Bianco e proiezioni anche in altre regioni italiane e all'estero, con al vertice componenti delle cosche Barbaro "I Nigri" di Platì, Nirta "Scalzone" di San Luca e Antonio Scimone che poteva contare su un gruppo di società di comodo che avrebbero consentito al sodalizio di mascherare numerosi trasferimenti di denaro da e verso l'estero, funzionali, tra l'altro, al riciclaggio ed al reimpiego dei relativi proventi illeciti.
Un sistema al quale partecipava una folta schiera di imprenditori che hanno fruito dei servigi offerti dall'associazione promossa e capeggiata, secondo l'accusa, da Scimone. A Catanzaro, invece, la Squadra mobile, con il coordinamento della Procura diretta da Nicola Gratteri, ha notificato un'ordinanza di custodia cautelare ai presunti mandanti ed esecutori del duplice omicidio di di Giovanni Torcasio e Cristian Matarasso, vittime di un agguato mafioso consumato a Lamezia Terme il 29 settembre 2000. Si tratta di Antonio Davoli, Pietro Iannazzo, Vincenzino Iannazzo - la cui scarcerazione per ragioni di salute legate all'emergenza Covid insieme a quella di altri boss provocò mesi fa violente polemiche - e Domenico Cannizzaro, tutti esponenti di vertice delle cosche federate della 'ndrangheta lametina, Iannazzo-Cannizzaro-Da Ponte.
Torcasio e Matarasso furono uccisi al termine di un inseguimento iniziato nel centro di Lamezia e concluso, dopo circa 3 chilometri, quando i killer, Antonio Davoli e Pietro Iannazzo, alla guida di una moto di grossa cilindrata precedentemente rubata, raggiunsero i loro obiettivi sparando numerosi colpi d'arma da fuoco. La loro condanna a morte fu decisa per la volontà delle cosche confederate di vendicare gli omicidi di Francesco Iannazzo e di Giuseppe Cannizzaro.