Cronaca
Ndrangheta: pm, "avevano armi guerra, pronti altri delitti"
ANCONA, 04 OTT - "Due dei fermati erano pronti a commettere altri episodi delittuosi con la disponibilità di armi da guerra inquietanti. Stavano pianificando un altro delitto di un altro testimone di giustizia che aveva reso testimonianze".
Lo ha rivelato la procuratrice distrettuale antimafia delle Marche, Monica Garulli, durante una conferenza stampa dopo i fermi per l'omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo Bruzzese, il giorno di Natale del 2018. L'urgenza a intervenire con provvedimenti di fermo è stata necessaria, ha spiegato, "per acquisire elementi investigativi arrivati anche dall'estero che evocavano uno scenario grave". Dalle indagini, ha spiegato Garulli, "è emersa una lunga pianificazione del delitto.
Le stesse persone sono state immortalate sempre da filmati a bordo di due auto le cui targhe però erano state clonate. I sopralluoghi nei luoghi di residenza della vittima e dei suoi parenti erano iniziati a novembre, tutti per colpire il collaboratore".
Era una "giovane cosca" quella alla quale i soggetti fermati avevano dato vita, con i vertici 'Crea' in carcere, secondo la procuratrice, in base alle indagini condotte; i fermati sono stati trasferiti in carcere tra Vibo Valentia, Reggio Calabria e Brescia. Per il delitto "la causale va identificata - ha spiegato Garulli - nella volontà di riaffermare la capacità intimidatoria della cosca madre, in territorio lontano e a distanza di tempo visto che il dibattimento per il processo ai Crea si è concluso nel 2018; e anche a scoraggiare altre collaborazioni 'di famiglia'". (Immagine di repertorio)