Cronaca
'Ndrangheta: pentito, ci fu progetto omicidio figlio Gratteri. Svelato da Antonio Cataldo.
Ndrangheta: pentito, ci fu progetto omicidio figlio Gratteri Svelato da Antonio Cataldo, pentitosi nel giugno scorso
REGGIO CALABRIA, 18 SET - Nel 2013 la 'ndrangheta voleva uccidere uno dei due figli del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, all'epoca procuratore aggiunto di Reggio Calabria. Lo ha rivelato ai magistrati della Dda reggina, guidati dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall'aggiunto Giuseppe Lombardo, un nuovo collaboratore di giustizia, Antonio Cataldo, primo pentito dell'omonima cosca di Locri. Condannato a 8 anni di carcere nel processo "Mandamento Jonico", Cataldo ha raccontato al sostituto procuratore Giovanni Calamita di come le cosche della Locride volessero attentare alla vita del figlio minore di Gratteri perché temevano che il magistrato fosse nominato Ministro della Giustizia nel Governo Renzi. Due verbali di Cataldo sono stati depositati nel processo "Riscatto-Mille e una notte".
In particolare, il 20 e 28 luglio del 2013 il pentito ha spiegato cosa ha sentito in carcere da Guido Brusaferri, esponente di spicco della cosca Cordì, un tempo rivale dei Cataldo. "Mi ha dato lui la notizia, quella cosa per il dottore, per il figlio del dottor Gratteri. L'unico argomento associativo di cui ho parlato con Brusaferri - ha aggiunto il pentito - è stato il proposito di attentato al figlio del dottore Gratteri. Il discorso dell'attentato è uscito perché si stava facendo il suo nome come Ministro della Giustizia Gratteri e quindi c'era un allarme generale delle persone detenute. Tra noi detenuti, in particolare quelli di Locri, c'era allarme per la sua nomina a ministro.
Temevamo, in particolare, leggi più ferree contro la criminalità organizzata. Ma Brusaferri mi tranquillizzò dicendo 'tanto tra poco sistemano il figlio'. Lo avrebbero investito con una macchina". Il pentito Cataldo, al sostituto procuratore Calamita, ha precisato che lui non era spaventato della possibile nomina di Gratteri a guardasigilli: "Io non temevo niente, loro temevano delle… dei processi… delle leggi più ferree". Non è la prima volta che la 'ndrangheta invia messaggi intimidatori al procuratore Gratteri.
Nel 2016 il figlio maggiore del magistrato sventò un sequestro di persona ai suoi danni a Messina, dove studiava: spacciandosi per poliziotti, due soggetti entrarono nello stabile in cui viveva il giovane e bussarono, con una scusa, alla porta della sua abitazione. Il figlio di Gratteri, però, intuendo il pericolo, non gli aprì e i due falsi poliziotti furono costretti ad allontanarsi. La notizia delle nuove rivelazioni del pentito Cataldo è stata commentata, sul suo profilo facebook, dal presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra.
"Vigliacchi. Progettare l'omicidio del figlio - ha scritto Morra - per arginare l'azione del padre. Fra qualche giorno in Calabria si voterà per le regionali. Chi dei vari candidati dovesse cercare voti in certi mondi che puzzano di 'ndrangheta in maniera vergognosa, dovrà rispondere di rapporti con 'ominicchi' che non si fanno scrupolo nel progettare di ammazzare giovani ed adolescenti sol perché figli di uomini che hanno senso del dovere e dello Stato". Vasta l'eco di solidarietà e vicinanza al procuratore Gratteri suscitata dalla rivelazione del progetto di omicidio del figlio, ad ulteriore conferma dell'apprezzamento, anche nell'opinione pubblica, del suo impegno come procuratore della Repubblica di Catanzaro.