Cronaca
'Ndrangheta: Lamezia; i Giampa', ascesa e caduta di un clan
LAMEZIA TERME (CZ), 10 GENNAIO 2013 - Sta per essere sgretolata definitivamente la cosca "Giampa'", una 'ndrina che opera nel quartiere Nicastro di Lamezia Terme, controllando in particolar modo e in maniera indisturbata Via del Progresso, Via Marconi, Via Aldo Moro, il quartiere Razionale, Contrada Scina', il quartiere Bella e altre zone limitrofe, come la zona industriale di Marcellinara, Pianopoli e Feroleto Antico. Ne sono convinti i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che nel giugno dello scorso hanno messo dietro le sbarre ben 36 persone tutte affiliate al clan, svelendo gli assetti di vertice del gruppo.
Al vertice della 'ndrina sarebbe Francesco Giampa', alias "Il professore", che secondo le ricostruzioni di numerosi collaboratori di giustizia, continua a ricoprire il ruolo di capo del Locale di Nicastro della 'ndrangheta, riuscendo a impartire ordini anche dal carcere. Sotto l'autorita' di Francesco Giampa' la Commissione formata da Giuseppe Giampa', Vincenzo Bonaddio, Pasquale Giampa', Aldo Notarianni e Rosario Cappello. Al di sotto della Commissione vi sono altri affiliati. Tutti i componenti della "Cupola" sono stati arrestati nell'Operazione "Medusa", eseguita il 28 giugno 2012.
La 'ndrina Giampa' si afferma tra il finire degli anni Ottanta e l' inizio degli anni Novanta, quando Francesco Giampa' ("Il professore") conduce una faida contro la 'ndrina capeggiata da Pasquale Giampa', detto "Tranganiello". Con l'omicidio di Pasquale Giampa' nel settembre 1992 finisce la faida, che vede vincitore "Il professore", nonche' un conseguente mutamento della geografia criminale lametina. Francesco Giampa' diviene difatti capo del nascente locale criminale Cerra-Torcasio-Giampa', egemone all'epoca su tutta la zona di Nicastro. A partire dall'anno 2000, all'indomani della sentenza del processo "Primi pass"i i locali di 'ndrangheta dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e quello dei Giampa', che un tempo costituivano un'unica organizzazione criminale, a seguito di una grave scissione interna diventano protagonisti di una cruenta guerra di mafia
La faida, che si trascina ancora oggi, ha prodotto decine e decine di omicidi e vari tentati omicidi. Sul piano della ricostruzione storica giudiziaria dagli anni '90 ad oggi nel contesto criminale lametino non e' cambiato molto. Ad affermarlo sono gli stessi magistrati della direzione distrettuale antimafia nei documenti integrativi che l'accusa ha prodotto nell'ambito del processo "Medusa" in corso di svolgimento davanti al giudice dell'udienza preliminare della Dda di Catanzaro, a carico delle persone coinvolte nell'operazione "Medusa" e per i quali e' stato chiesto in giudizio immediato. Un clan, quello del "professore", che per gli inquirenti "si presenta come una compagine nuova che ha modificato il suo organico interno" e che "ha acquisito ancora piu' forza e continua ad assoggettare ed intimidire la popolazione locale, realizzando reati gravi quali omicidi, estorsioni, usura ecc., essendo in grado di rigenerarsi al suo interno e di trovare sempre nuovi ricambi soggettivi, in grado di affiancare e alimentare di nuova linfa lo storico zoccolo duro della compagine associativa".
Il colpo alla cosca Giampa arriva con l'operazione "Medusa" e l'emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per 32 persone, mentre per altre erano stati disposti gli arresti domiciliari. L'operazione e' il frutto di un intenso lavoro investigativo svolto sul campo anche da parte della Squadra Mobile di Catanzaro, e che sul piano prettamente operativo ha contribuito e determinato poi l'intero complesso investigativo al quale hanno partecipato i Carabinieri e la Guardia di Finanza.
Era il 14 luglio del 2011 quando la Sezione di Criminalita' Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Catanzaro depositava alla locale Direzione Distrettuale Antimafia una comunicazione notizia di reato a carico di Giuseppe Giampa'; Angelo Torcasio, Battista Cosentino e Domenico Chirico, per tentata estorsione con l'aggravante di aver commesso i reati da piu' persone riunite e con l'impiego della metodologia mafiosa, in pregiudizio degli imprenditori Caruso Giuliano e Antonio Cerminara.
Una data che sul piano investigativo da li a qualche giorno si tradusse in un provvedimento restrittivo. Quattro giorni dopo il sostituto procuratore antimafia Elio Romano, emetteva nei confronti di Giampa', Torcasio, Casentino e Chirico, un fermo di indiziato di delitto per il reato di tentata estorsione , fatto aggravato della modalita' mafiosa, fermi che venivano eseguiti il 20 luglio dello scorso anno nell'ambito dell'operazione denominata "Deja-vu". E' il primo passo di una piu' complessa azione di repressione nei confronti di personaggio considerati vicini alla criminalita' organizzata. Il clou delle operazioni contro la criminalita' organizzata lametina da parte della sezione Criminalita' Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Catanzaro si concretizza il 27 giugno scorso in un' ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini distrettuale antimafia, su richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica della Dda di Catanzaro, nei confronti di 36 persone. E' l'operazione diventata nota con il nome in codice "Medusa" fuse eseguita congiuntamente dalla Squadra Mobile di Catanzaro e dal GdF e dai Carabinieri di Lamezia Terme.
E da quella operazione sono nate altre azioni di polizia giudiziaria da parte della Squadra Mobile catanzarese che si sono materializzate con l'arresto il 3 luglio scorso, nell'ambito dell'operazione "Medea" di Giuseppe Giampa' , Vincenzo Bonaddio, Aldo Notarianni, Domenico Giampa' e Maurizio Molinaro, con l'accusa di omicidio aggravato in pregiudizio di Domenico Zagami. Un' attivita' di prevenzione e repressione quella messa in campo dallo speciale gruppo investigativo della sezione Criminalita' Organizzata che con la collaborazione del commissariato lamentino e' proseguita nel tempo e che si e' tradotta il 7 agosto scorso nell'operazione "Doppio Colpo" con il fermo di indiziato di delitto di Federico Gualtieri, 28 anni, e Giancarlo Chirumbolo, pure 28 anni, per tentata estorsione ai danni di un supermercato, e di Luca Piraina, sempre con l'accusa di tenta estorsione ai danni di un gestore di carburanti. Ai tre e' stata contestata anche l'aggravante mafiosa, ovvero reati compiuti con il fine di agevolare l'attivita' di un' associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico[MORE]