Cronaca

'Ndrangheta: 'Il trait d'union' tra politici e cosche era un manager dell'Asl Pavia

MILANO, 05 GIUGNO 2013 – Nelle 1.400 pagine di motivazioni della sentenza per il processo 'Infinito' (dal nome del blitz della Dda), guidata da Ilda Boccassini con cui, i giudici dell'ottava sezione penale di Milano - lo scorso dicembre - hanno condannato 41 imputati, si legge: «In Lombardia, prima della maxi retata contro la 'ndrangheta del luglio 2010, c'era una figura che faceva da ‘trait d'union’ fra le cosche e gli esponenti politici e che raccoglieva pacchetti di voti per le competizioni elettorali regionali e locali. Rispondeva al nome di Carlo Chiriaco, all'epoca direttore della Asl di Pavia, una persona certamente più attiva sul piano politico e politico-affaristico, che non nella funzione pubblica di cui era stato investito. Un personaggio che si muoveva come un grande elettore in tutte le competizioni elettorali cadute sotto la lente di ingrandimento delle indagini giudiziarie, a partire dall'anno 2004».

Nelle motivazioni i giudici, riportano anche dei passaggi di un'intercettazione dell'11 maggio del 2004 in cui Chiriaco parlando con Cosimo Barranca, capo della 'locale' di Milano, affermava: «Faccio un evento per Mario Mauro a Milano (riferendosi all'attuale ministro della Difesa, all'epoca deputato europeo)». Chiriaco,proseguiva spiegando che «appoggiando questa persona, (Barranca) si può fare un po' di nome». A ciò, Barranca replicava: «Questo Mario Mauro che non ho capito. Chi è?». A sua volta, Chiriaco: «Mario Mauro, sì, è l'uomo di Roberto Formigoni». Per i giudici, tale «riferimento va valutato alla luce delle consultazioni elettorali del 10-13 giugno 2004, è alla candidatura di Mario Mauro, già deputato europeo dal 1999 e componente del gruppo cattolico di Comunione e Liberazione, alle elezioni del parlamento europeo per la lista del Pdl». [MORE]

Inoltre, in un altro passaggio delle motivazioni – in merito alle testimonianze di Abelli e di Giammario, sentiti assieme ad altri politici locali nel corso del processo – i giudici scrivono: «Il contesto processuale nel quale questi personaggi politici e le persone del loro entourage sono stati chiamati a testimoniare era fra i più delicati e imbarazzanti che si possano immaginare, visto che qui si discute di 'ndrangheta e di patto di scambio politico-mafioso: si possono perciò ben spiegare le prese di distanza, il riferimento al gran numero di persone che si finisce con l'incontrare nel corso di una campagna elettorale. Per questo i contributi dichiarativi sono risultati estremamente prudenti, assai generici, a tratti sfuggenti e in più di un passaggio inconciliabili con altre emergenze processuali: insomma, poco utili per l'accertamento della verità».

Infine, ricordiamo che - lo scorso aprile - erano state confermate in appello le 110 condanne del rito abbreviato. E il 6 dicembre 2012 assieme a Chiriaco - condannato a 13 anni di carcere – era stato condannato anche Giuseppe 'Pino' Neri (a 18 anni), che secondo l'accusa era stato il 'capo dei capi' della 'ndrangheta in Lombardia.

(fonte: La Repubblica)

Rosy Merola