Cronaca
Ndrangheta. Gratteri: il boss Grande Aracri potrebbe svelare segreti inconfessabili sull'area grigia
'Ndrangheta: il boss Grande Aracri collabora con i Pm. Potrebbe svelare segreti inconfessabili sull'area grigia
CATANZARO, 16 APR - Una decisione che potrebbe segnare una svolta epocale nella lotta alla 'ndrangheta. E' quella presa dal boss Nicolino Grande Aracri che ha iniziato a collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro guidati da Nicola Gratteri. Grande Aracri è il boss indiscusso dell'omonima cosca che da Cutro, un piccolo paese del Crotonese, ha assunto un ruolo di primo piano nel panorama della criminalità organizzata calabrese, estendendo i propri tentacoli al nord Italia ed in particolare in Emilia Romagna, come confermato dal processo Aemilia.
La sua ambizione lo ha anche portato a compiere un passo "rivoluzionario" nel contesto 'ndranghetistico, quello di cercare di coinvolgere altri boss nel tentativo di abbandonare la dipendenza dal crimine di Reggio Calabria e formare una Provincia autonoma con base a Cutro. "Una famiglia di 'ndrangheta di serie A che ha interessenze in Emilia Romagna oltre che in tutto il crotonese, fino ad arrivare a Catanzaro" ha sempre definito i Grande Aracri il procuratore Gratteri.
Arrivato al vertice criminale con la violenza - fece uccidere il boss di cui era luogotenente, Antonio Dragone, facendogli sparare con un bazooka - e per questo condannato a diversi ergastoli, la sua strategia è stata però sempre improntata all'imprenditorialità e, soprattutto, come diceva lui stesso, avvicinare e legare a se "i cristiani buoni", vale a dire colletti bianchi, rappresentanti istituzionali, politici, professionisti, imprenditori, meglio se con addentellati nella massoneria. Ed è proprio tra questi ambienti che certamente non mancheranno le fibrillazioni dopo la notizia del "pentimento" di Grande Aracri. Il boss, che era detenuto nel carcere di Opera, circa un mese fa, ha chiesto di poter parlare con i magistrati della Dda catanzarese.
La Procura osserva uno stretto riserbo su cosa sia successo poi, ma secondo quel che si è appreso, Grande Aracri avrebbe già fatto alcune dichiarazioni, anche se, probabilmente, si tratta di quelle iniziali previste per l'inizio della collaborazione. Di certo cose da dire ne ha, e tante. Se veramente deciderà di mettere a conoscenza i magistrati di tutto quello che è a sua conoscenza, la lotta alla 'ndrangheta avrebbe una accelerazione impressionante in tutta Italia e consentirebbe di svelare i torbidi intrecci che legano 'ndranghetisti a politici, amministratori e colletti bianchi infedeli.
In aggiornamento
'Ndrangheta: Cassazione annulla scarcerazione esponente cosca. Ci sarà un nuovo giudizio per Salvatore Grande Aracri
E stata annullata con rinvio dalla sesta sezione della Corte di Cassazione l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva scarcerato Salvatore Grande Aracri, 35 anni, accusato di associazione mafiosa in seno all'inchiesta Farmabusiness. Il figlio di una degli elementi di vertice della consorteria di Cutro, Antonio Grande Aracri, viene considerato dagli inquirenti elemento attivo all'interno della cosca, destinato in particolare a occuparsi della "lavorazione di legnami e trasporto cippato, impegnandosi a destinare parte dei proventi inerenti tale attività nella bacinella della consorteria, anche perii tramite di false operazioni contabili".
Ma il 35enne è anche uno dei promotori dell'affare della distribuzione dei farmaci, oggetto dell'inchiesta della Dda di Catanzaro. Nel corso di un summit svoltosi all'interno della tavernetta di Nicolino Grande Aracri (all'epoca detenuto) il 7 giugno 2014, Salvatore Grande Aracri si sarebbe mostrato parecchio attivo. Ed è stato lui ha spingere, insieme ai maggiorenti dell'affare, affinché fosse lo zio Mimmo, fratello di Nicolino Grande Aracri "ad esigere il pagamento dei guadagni, anche mediante false fatturazioni da emettere nei confronti della società per inesistenti operazioni di consulenza".
Lo scorso gennaio il Tribunale del Riesame di Catanzaro (presidente Giuseppe Valea, Giuseppe De Salvatore, Sara Mazzotta a latere) ha annullato l'ordinanza di carcerazione. Brevi e sintetiche le motivazioni dei giudici, secondo i quali le indagini non forniscono "un tranquillizzante quadro di gravità indiziaria" della partecipazione di Salvatore Grande Aracri - difeso dall'avvocato Luigi Colacino - alla consorteria criminale. Di diverso avviso la Suprema Corte che rinvia a un nuovo giudizio da parte del Riesame di Catanzaro, con diversa composizione collegiale.