'Ndrangheta: "Fra...ora noi dobbiamo parlare con Cesa".
Cronaca Calabria Catanzaro

'Ndrangheta: "Fra...ora noi dobbiamo parlare con Cesa".

venerdì 22 gennaio, 2021

'Ndrangheta: "Fra...ora noi dobbiamo parlare con Cesa". Le intercettazioni agli atti dell'inchiesta. Domani interrogatori
CATANZARO, 22 GEN - Al via domani gli interrogatori di garanzia dell'inchiesta "Basso profilo", che ieri ha portato 13 persone in carcere e 35 ai domiciliari, mentre nei confronti di altri due indagati è stato disposto un divieto di dimora ed un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Centrale, anche per gli sviluppi dell'indagine della Dia e della Guardia di finanza, coordinate dalla Dda di Catanzaro, è l'interrogatorio di uno degli arrestati di spicco, l'assessore regionale al Bilancio Franco Talarico, dell'Udc, accusato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso e scambio elettorale politico mafioso.

Talarico é stato anche presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ha un rapporto di stretta vicinanza con Lorenzo Cesa, indagato nella stessa inchiesta, ma il cui interrogatorio non è stato ancora fissato. Cesa, accusato anche lui di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, ha chiesto di essere sentito dai magistrati per poter chiarire il più presto possibile la sua posizione. Nel frattempo, si è dimesso dalla carica di segretario nazionale dell'Udc.

Agli atti dell'inchiesta c'è un'intercettazione in cui Tommaso Brutto, consigliere comunale di Catanzaro, che é tra le persone finite ai domiciliari, si rivolge a Franco Talarico per chiedergli d'intercedere con Cesa a proposito di una questione riguardante il figlio.

"Fra'...ora noi dobbiamo parlare con Cesa, io mi devo risolvere il problema di mio figlio e gliela dobbiamo mettere anche sul piano Fra' che noi qui dobbiamo tenere un partito, dobbiamo tenere una segreteria... dobbiamo tenere ...mio figlio è disoccupato, io ho un mezzo...".

Un'altra figura di spicco dell'inchiesta é Ercole D'Alessandro, finanziere in pensione, che, secondo quanto é emerso, avrebbe gestito una vasta attività illegale che va dagli accessi alle banche dati alle notizie confidenziali.

Dalle carte della Dda emerge la disinvoltura con la quale D'Alessandro discute con l'imprenditore Antonio Gallo, un altro dei personaggi-chiave, delle indagini che lo riguardano nell'ambito di un'iniziativa imprenditoriale da avviare assieme al notaio di Catanzaro Rocco Guglielmo, accusato di più ipotesi di trasferimento fraudolento di valori aggravate dal metodo mafioso.

Intanto si registra una decisa presa di posizione da parte del Procuratore Gratteri che ha respinto l'accusa di condurre inchieste con finalità politiche. "Io non faccio politica con le mie inchieste - ha detto Gratteri - e non sono né di destra, né di sinistra, nè di centro.

Lo ribadisco ancora una volta. Ciò di cui ho bisogno sono uomini e mezzi per portare avanti le inchieste perché devo dare risposte a chi viene da me a denunciare. E' questo ciò che mi interessa". (Ansa) (Immagine di repertorio)


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