Cronaca
'Ndrangheta: Bombardieri, disinnescata deriva pericolosa. Commercianti pagavano tangenti a più clan
'Ndrangheta: Bombardieri, disinnescata deriva pericolosa. 'Importanti commercianti pagavano tangenti a più clan'
REGGIO CALABRIA, 24 GIU - "L'operazione 'Malefix' contro la cosca De Stefano che ha portato agli arresti dei vertici della più potente famiglia di ndrangheta di Reggio Calabria, ha disinnescato una pericolosa deriva di violenza in città ed in altre parti d'Italia". A dirlo il procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri illustrando i particolari dell'indagine che ha decapitato la storica "famiglia" di 'ndrangheta e i suoi alleati. "Una nitida fotografia - ha proseguito Bombardieri - delle dinamiche interne, i criteri degli accordi spesso messi in discussione da Gino Molinetti, che sottolinea l'asfissiante controllo del territorio e le pressioni costanti contro gli operatori economici.
Come evidenziato dalle risultanze, importanti operatori economici, conduttori o proprietari di rinomati locali di ristorazione e bar, con il loro comportamento remissivo, ritengono che pagare più tangenti a clan diversi sia male necessario in cambio di scurezza per le attività". Il magistrato ha posto in evidenza il ruolo di Giorgio De Stefano, fratello di Giuseppe, Carmine e Dimitri, tutti figli di Paolo De Stefano, che nonostante la giovane età, interloquisce con l'ex ergastolano Alfonso Molinetti in regime di prova come cuoco in una struttura sociale della Caritas a Giugliano (Napoli), per indurlo a "richiamare" il fratello Gino e i suoi figli a "non allargarsi troppo", a non assumere iniziative non concordate con i vertici dei De Stefano in nome di un'antica amicizia e perché "abbiamo tante potenzialità, senza dover litigare".
Oggetto dello scontro imminente tra i due tronconi destefaniani, l'attività espansionistica di Gino Molinetti e dei suoi figli verso i quartieri Gallico e Gebbione con l'apertura di iniziative commerciali senza prima "tenere conto" dei capi locale e informare Carmine De Stefano. Tutti elementi che inducono anche i vertici della cosca Libri, alleata dei De Stefano, ad intervenire su Carmine De Stefano preoccupati "perché a momenti qui parte la galera". I De Stefano, infatti, "considerano da sempre Gallico come propria diretta emanazione - ha detto Bombardieri - un affronto che i Molinetti non devono portare avanti, ed esprimono il loro allarme attraverso Giorgio De Stefano, personaggio molto noto della movida reggina e milanese, nell'incontro che questi ha con Alfonso Molinetti".
"Il più anziano dei Molinetti - ha detto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia - accetta le rimostranze di Giorgio De Stefano, e convoca il fratello Gino esprimendogli la pericolosità dei suoi atteggiamenti, sottolineando l'unicità della cosca De Stefano e invitandolo a riconsiderare il suo operato. Un consiglio non particolarmente gradito dal più giovane e da un altro esponente destefaniano della prima ora, Antonio "Totuccio" Serio, che come Alfonso Molinetti".
"Due episodi che rendono l'aria incandescente - ha spiegato il capo della Squadra mobile Francesco Rattà - riguardano l'estorsione plurima a Carmelo Crucitti, gestore del B'Art, il bar del Teatro comunale, e del ristorante 'Luna Ribelle', e l'iniziativa di Gino Molinetti di avviare l'apertura di una pescheria nel quartiere 'Gebbione', un locale di 'ndrangheta gestito dai Labate 'ti mangiu', senza prima avvisare la cosca di riferimento. Nel primo caso tutto viene risolto con l'intervento di Carmine De Stefano. Sulla pescheria, invece, i Labate si lamentano con i De Stefano". "Un'operazione molto rapida - ha sottolineato il questore Maurizio Vallone - che ha permesso al gip - di convalidare la richiesta della Dda che colpisce significativamente i capi della 'ndrangheta".