Cronaca

‘Ndrangheta: assolti gli imprenditori Remo, accusati di concorso esterno

La Corte d'Appello di Reggio Calabria assolve Pasquale e Giovanni Remo dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa


Reggio Calabria – Pasquale e Giovanni Remo, imprenditori nel settore della commercializzazione delle carni, sono stati assolti dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.


La sentenza ribalta un precedente verdetto di condanna a sette anni di reclusione emesso nei loro confronti, annullato dalla Corte di Cassazione nel novembre del 2021 su richiesta della difesa. I difensori dei fratelli Remo, gli avvocati Francesco Calabrese, Francesco Albanese e Tonino Curatola, avevano infatti ottenuto un annullamento con rinvio della prima sentenza d’appello, aprendo la strada al processo di secondo grado conclusosi ora con l'assoluzione.


L'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Reggio Calabria ha puntato i riflettori sui presunti rapporti dei fratelli Remo con il boss Michele Labate, ritenuto figura di spicco della cosca Labate, legata a potenti clan della ‘Ndrangheta. Secondo l’accusa, i due imprenditori avrebbero beneficiato della protezione della cosca per agevolare la gestione della loro attività di commercializzazione di carni. Tuttavia, la Corte ha ritenuto non sussistenti gli elementi necessari per confermare le accuse.


Un aspetto rilevante del processo è stato il ruolo di Giovanni Remo nel mondo dello sport: noto in passato come vicepresidente della squadra di calcio della Reggina, ha rappresentato una figura popolare e rispettata nella comunità sportiva locale, aggiungendo risalto mediatico alla vicenda giudiziaria.


L'assoluzione è giunta anche con il parere favorevole della Procura Generale, che si è associata alla richiesta della difesa, chiedendo di prosciogliere i due fratelli da ogni imputazione. La vicenda giudiziaria dei Remo riflette una complessità spesso presente nelle indagini antimafia, che vedono intrecciarsi figure economiche locali e presunte relazioni con il mondo della criminalità organizzata.