Cronaca
'Ndrangheta al Nord. Il viaggio di Ruben Oliva
MILANO, 1 Dicembre 2011 – Da oggi Corriere.it pubblica un’inchiesta ad opera di Ruben Oliva “Soffocati dall’‘ndrangheta. Viaggio nel Nord del Paese”. Da alcuni anni, infatti, questo fenomeno si è espanso anche qui, con molti capi clan che si sono trasferiti nelle province lombarde e hanno trovato terreno fertile per i loro loschi affari. Le associazioni di stampo mafioso si stanno espandendo a macchia d’olio, tanto che molti esponenti sono riusciti a infiltrarsi anche in politica (come nel caso di Desio, ancora sotto inchiesta).[MORE]
A Milano aumentano gli arresti, ma non si riesce ancora a fermare quest’ondata di malavita e distruzione. Sono sempre più frequenti gli incendi dolosi in tutta la Lombardia, in special modo nel lodigiano. A Lodi capannoni di smaltimento rifiuti che vanno a fuoco misteriosamente. Autocombustione, dicono i proprietari che preferiscono stare alla larga dai giornalisti. In zona sud, Buccinasco - chiamata la Plati del nord - è ormai solo una delle tante cittadine in mano alla 'ndrangheta dei Papalia e i Barbaro.
Nella zona dell'aeroporto di Malpensa, dove si trovano alcune delle principali realtà produttive lombarde, si uccide in pieno giorno e le estorsioni sono una consuetudine. Uno dei pochi imprenditori che si è rifiutato di "collaborare" con la mafia si è visto la villetta crivellata di colpi di mitra, mentre agli assessori all'urbanistica di Lonate Pozzolo è stata bruciata la macchina. In questa zona nel luglio del 2008, in un bar di San Vittore Olona è stato freddato con una pioggia di fuoco Carmelo Novella, il boss che voleva una 'ndrangheta indipendente dalla Calabria. Nei mesi successivi al suo assassinio altri due esponenti sono stati uccisi e i loro corpi buttati di fronte al cimitero in cui riposano le spoglie di Novella.
La situazione ha provocato la reazione di personalità di spicco: Vincenzo Macrì, ex sostituto procuratore antimafia, dice che «la guerra alla mafia si perde o si vince a Milano». L'ex capo aggiunto della direzione nazionale antimafia, oggi procuratore generale di Ancona, non è uno che parla per sentito dire e il viaggio che inizia oggi in parte conferma questa ipotesi. «Non c'è da scherzare con questa gente", dice spaventata una signora della zona con spiccata pronuncia del nord. Mentre un'altra con accento calabrese afferma: «Qui la ‘ndrangheta c’è stata e sempre ci sarà». L'omertà più assoluta avvolge il nord della Lombardia e se non fosse stato per un ex consigliere comunale di Lonate Pozzolo, Modesto Verderio della Lega Nord, non sarebbe partita l'indagine condotta dal magistrato Mario Venditti della Dda di Milano che ha portato dietro alle sbarre, tra gli altri, Vincenzo Rispoli il boss che la faceva da padrone.
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, si mostra determinato nella lotta alla 'ndrangheta: nella lunga intervista fatta dal giornalista mostra i muscoli e si dice pronto a frenare ulteriori infiltrazioni sia nel capoluogo che nell’organizzazione dell’Expo 2015. Ma la volontà a volte non basta. Servono mezzi, come racconta un dirigente della Dia che ci fornisce uno spaccato inquietante delle condizioni in cui versano le forze dell'ordine. E che dire del vero e proprio bunker della 'Ndrangheta nel cuore di Milano? In via Montello 6, a pochi passi dall'Arena Civica un imponente stabile è occupato da anni dal clan Cosco: si spaccia eroina, si nascondono le armi e si fanno sparire i testimoni di giustizia, com’è capitato a Lea Garofalo.
La donna era stata attirata nello stabile con la figlia Denise. Non è durata nemmeno una notte. Il suo corpo è stato sciolto nell’acido vicino a Monza, come racconta un pentito. Ancora oggi lo stabile è nelle mani degli 'ndranghetisti. Nel frattempo, nel silenzio generale o relegate nelle pagine della cronaca nera cittadina, diversi locali di Milano bruciano. Accade al quartiere Isola, a Lorenteggio, ovunque non si paghi il pizzo o ci sia un faida tra i clan della 'ndrangheta lombarda. Ad Affori (periferia del capoluogo lombardo), un intero centro sportivo tolto dalle mani dei mafiosi che lo stesso sindaco Pisapia aveva voluto controllare di persona, è stato bruciato in pieno giorno.
Attendiamo provvedimenti. Non permettete che la criminalità si espanda ancora: fermateli!
Stefano Villa