Disturbata nave da guerra Usa verso le coste siriane, aumenta i rischio di escalation militare
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NEW YORK - 10 APRILE Si fanno sempre più incandescenti le tensioni tra Stati Uniti e Russia dopo l’attacco chimico a Duma che nella giornata di ieri ha risvegliato l’attenzione di Donald Trump sulla questione Siriana.
Il cacciatorpediniere Donald Cook della marina militare americana sarebbe stato disturbato da alcuni jet russi sorvolandolo a bassa quota per quattro volte, mentre si stava avvicinando alle acque siriane. È quanto riportato dal quotidiano turco Hurriyet.
Probabilmente, si tratta una prima risposta alla minaccia di attacchi governativi da parte degli Usa che tiene in pieno movimento il fronte meridionale. La nave da guerra americana, infatti, era armata con missili e diretta verso il raggio di azione della Siria. [MORE]
Sempre secondo il giornale, la nave da guerra statunitense sarebbe giunta a circa 100 chilometri dal porto siriano di Tartus, dove c'è una base della marina militare russa, anche se ancora non giungono conferme ufficiali dalle forze armate statunitensi.
Intanto, Donald Trump ha cancellato il suo primo viaggio in America Latina e rimarrà a Washington «per supervisionare la risposta statunitense alla Siria e vigilare sugli eventi globali», è quanto viene reso noto da una nota ufficiale della Casabianca.
La portavoce Sarah Huckabee Sanders aveva già avvertito che dopo l’attacco con i gas contro i civili di Duma ci sarebbe stato un prezzo da pagare.
Trump, che nella settimana scorsa aveva fatto capire di voler disinteressarsi della questione siriana, non può non reagire. “Intollerabili atrocità, sono preoccupato per l’umanità”, tuona. E la minaccia di un escalation in Siria si fa sempre più concreta.
Francia e Inghilterra si allineano sul fronte dei paesi uniti per attuare una spedizione punitiva. Ma prima gli Stati Uniti si appellano all’Onu, con la proposta di creare una commissione per identificare gli autori del massacro: “Che sia stata a Russia, l’Iran, la Siria o tutti e tre insieme lo scopriremo”. Reagisce così il Pentagono che sembra non avere dubbi sui colpevoli.
Anche il presidente turco Erdogan si dichiara disposto a punire i responsabili, senza criticare apertamente Assad e parlando telefonicamente con presidente russo Putin a cui confessa la sua preoccupazione.
Invece Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale del presidente Vladimir Putin in Medio Oriente, non sembra preoccupato dal rischio di un conflitto armato: “Alla fine il buon senso dovrebbe prevalere sulla follia”, sono le parole riportate dall'agenzia russa Tass.
Le tensioni, comunque, rimangono alte. Siriani, russi e iraniani hanno messo in stato d’allarme le basi temendo un possibile attacco.
Intanto, si attendono le decisioni “importanti” che il presidente degli Stati Uniti ha promesso di prendere in un tempo massimo di 48 ore, senza specificare ulteriori dettagli.
Una cosa è certa: “Le risposte prevedranno l’uso della forza”, come ribadisce lo stesso Trump.
Fratini Rachele
Fonte immagine: repubblica.it