Cronaca

Nasce il primo comitato di rom e sinti

Milano, 30 giugno - Grande passo avanti nei termini della convivenza e della solidarietà tra i nomadi. A Milano, per la prima volta rom e sinti, regolari e non, si ritroveranno a dar vita dal 2 luglio alla «Consulta rom», che sarà presentata alla città a Palazzo Marino.[MORE]

La decisione di organizzarsi in un'associazione, spiega Dijana Pavlovic, attrice serba di etnia rom, a Milano dal '99, vicepresidente della Federazione «Rom e Sinti Insieme» e promotrice dell'iniziativa, è un «segnale straordinario» e deriva dalla «certezza che con la nuova amministrazione e l'uscita di scena dell'ex vicesindaco Riccardo De Corato, che aveva fatto dei suoi 540 sgomberi un trofeo personale, si è conclusa una politica che non aveva sortito nessun risultato se non costi sociali altissimi e un grande dispendio di denaro pubblico».

Il sindaco Giuliano Pisapia, che della tolleranza ed all'inseramento delle etinie nella società aveva fatto il suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, ha già incontrato ed ufficializzato la delegazione il 17 giugno scorso. I nomadi milanesi, secondo il nuovo organismo di rappresentanza che cita un «censimento del prefetto», sono circa 2000, di cui 800 irregolari. Costituiscono cioè «una popolazione numericamente irrilevante» e «pacifica».

«Queste disponibilità aprono la strada alla soluzione dei problemi che in questi ultimi 5 anni non si sono voluti affrontare, preferendo fomentare la caccia allo "zingaro" per raccogliere i voti della paura nei confronti di una popolazione pacifica e numericamente irrilevante facendo crescere pregiudizi, discriminazione e sentimenti razzisti». Sono tre le richieste della Consulta: stop a sgomberi «senza soluzioni e senza assistenza», ridiscussione del piano Maroni e dell'uso dei fondi stanziati dall'Unione Europea e «la valorizzazione delle risorse umane rom e sinte».

La Consulta, in particolare, segnala la necessità di evitare spostamenti di intere famiglie da un posto all'altro, in condizioni di sempre maggiore degrado. Quanto al piano Maroni, la richiesta è di rivedere l'utilizzo dei 13 milioni di euro - parte del Fondo sociale europeo per politiche di tutela e inclusione delle comunità rom - che sono da finalizzare a reali politiche di convivenza, in armonia con le direttive comunitarie. C'è infine l'obiettivo di coinvolgere rom e sinti nella gestione organizzativa ed economica delle realtà presenti sul territorio comunale e nell'attività di scambio sociale e culturale con le istituzioni e la cittadinanza.


Caterina Gatti