Cronaca

Napoli Video Choc: Così funzionava il market dello spaccio

NAPOLI, 9 LUGLIO – Un buco in una porta: all'interno l'uomo dello spaccio, all'esterno mani che si infilano per dare e ricevere soldi/sacchetto. Circa trenta persone sono finite in manette e l'ultima piazza di spaccio, ancora operante nel quartiere Scampia, smantellata da una maxi operazione denominata "Murena" della Polizia di Stato.[MORE]

E' stata sgominata la “casa dei Puffi”, soprannome beffardo del Lotto P, che insieme al “Lotto T”, rappresentano le due “grandi piazze” che erano riuscite a resistere – fino ad oggi – agli innumerevoli interventi di polizia che già hanno portato alla chiusura di tutte le altre.

Gli agenti guidati dal primo dirigente Michele Spina, hanno stretto d'assedio il quartiere coadiuvati dagli uomini dei vigili urbani e dei pompieri che hanno abbattuto cancellate e pareti abusive che servivano a difendere l'attività di spaccio.

Delle 27 persone finite in manette 20 sono state rintracciate presso le proprie abitazioni. Ad incastrare i narcosi partenopei, una serie di filmati registrati da telecamere spia piazzate dagli agenti nel corso di diversi mesi di appostamenti.

La “casa dei puffi” e il Lotto T avevano una conformazione tale da rendere inattaccabile il market dello spaccio di Scampia: dall'interno, attraverso un buco in una porta, utilizzando solo una mano ci si scambiano soldi e droga con una tranquillità assoluta.

Un'indagine preparata e seguita da mesi, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Melillo della Procura di Napoli, che ha provocato una forte stangata al traffico di droga del tormentato rione napoletano. Gli spacciatori sono stati incastrati grazie a una minuscola telecamera, nascosta dagli agenti nell'atrio di un palazzo, che li ha filmati mentre vendevano dosi di eroina e cocaina al prezzo di 13 euro l'una.

“Tale realtà criminale - si legge in una nota firmata dall'aggiunto Melillo - si impone anche ai danni dei tanti cittadini onesti che abitano in quei palazzi e che, privati delle chiavi del relativo portone di accesso, sono costretti ad attendere le decisioni degli spacciatori per uscire o fare rientro a casa”. In buona sostanza i “civili”, per far ritorno a casa, dovevano aspettare che le vedette li identificassero e dessero loro l'ok. Solo a quel punto le porte blindate venivano aperte, e i malcapitati potevano entrare nell'edificio. Durante il blitz, la polizia si è avvalsa dell'aiuto dei vigili del fuoco per eliminare pali e cancelli installati dai clan della zona - sotto il controllo degli “scissionisti” - che impedivano l’ingresso delle forze dell’ordine nel fortino dei narcos.

Federica Palmisano - Redazione Emilia Romagna