Cronaca

Napoli, riesplode la crisi-rifiuti. Ecco la fotogallery della monnezza

NAPOLI – La città è di nuovo invasa da cumuli di rifiuti. Inondano impietosi i marciapiedi, le strade e i giardinetti, fuoriescono dai bidoni. Il paesaggio campano muta il suo aspetto, deturpato da sacchetti, oggetti di plastica e rivoli di percolato. La “Monnezza” si è impossessata ancora del territorio di Napoli e la “nottata” sembra essere, questa volta, dura a passare. [MORE]
E’ nuovamente precipitata la situazione-rifiuti nel napoletano. Di colpo, ma non per questo senza colpe e colpevoli. I numeri, con cui i vertici della giunta comunale e quelli dell’ASIA si stanno confrontando in questi giorni, non lasciano spazio ad equivoci o ambiguità: il termine giusto, con cui si può rendere la piena gravità della situazione, è crisi – e non emergenza – poiché sono circa diecimila le tonnellate di immondizia che ricoprono le strade della città. Le zone più colpite sono, in questo momento, le province. In particolare i comuni periferici di Pozzuoli, Quarto (dunque l’area flegrea), Melito, il nolano, Ponticelli e i paesi vesuviani. A questi bisogna aggiungere, per quanto riguarda invece il centro della città, via Foria, la Torretta, piazza Municipio, piazza Sannazzaro e la nobilissima Riviera di Chiaia, via Chiatamone, corso Vittorio Emanuele: i rifiuti hanno infatti invaso anche i quartieri più lussuosi e ricchi, costeggiando i palazzi della Questura, del Goethe Institut, la Villa comunale e la Villa Pignatelli, nonché i numerosi ristoranti che si affacciano sulle vie principali.
Proprio a Chiaia è scoppiata, lunedì, una rivolta che ha visto protagonisti i residenti e i commercianti locali, uniti nel tentativo di richiamare l’attenzione delle autorità e del comune su una situazione che continua a peggiorare. I cittadini non dimenticano, inoltre, che solo poco più di un mese fa, agli inizi del 2011, il comune ed il governo avevano promesso una rapida soluzione del problema: “Ci sentiamo presi in giro dall’inconsistenza del progetto che hanno detto che avrebbero messo in atto a Capodanno”, dice un giovane davanti alla questura, accerchiato dalla plastica che s’infila, si annida tra i sampietrini.
Ciò che preoccupa, in effetti, è la mancanza di un piano risolutore: i responsabili comunali non riescono a trovare nessun sito adeguato per l’apertura di una nuova discarica e, se anche riuscissero ad identificare un luogo opportuno e a convincere gli autoctoni a offrire la propria terra come latrina e letamaio di un’intera regione (se non di un intero Paese), difficilmente questa discarica potrebbe contenere le tonnellate di rifiuti “arretrati”, accumulatisi fino ad oggi. E’ ancora fresco nella mente di tutti il ricordo dei fatti di Terzigno. La situazione è resa ancor più cupa dalla lentezza dei centri di smaltimento campani, che hanno addirittura ridotto la propria attività (Santa Maria Capua Vetere è chiuso nei giorni festivi, altri sono intasati dagli ingorghi creati dalle code di camion fermi all’ingresso). Il quadro è, dunque, drammatico e l’aria, già irrespirabile, diventerà letale quando, in estate, il caldo arriverà a peggiorare la situazione: come si è già verificato due anni fa, i sacchetti di plastica si fonderanno con i rifiuti sciolti, emanando una puzza infernale che penetrerà anche nelle case.
Occorre pertanto pensare una soluzione definitiva al problema che sta affliggendo la Campania in questi ultimi anni; non è sufficiente – come sembra invece essere nelle intenzioni, trapelate dalle riunione romane, di Letta e Caldoro – cercare di tamponare la crisi e fare in modo che la situazione non peggiori. Non è più sufficiente nascondere, cioè, sottoterra i rifiuti, dopo averli impastati tutti insieme di nuovo, noncuranti della raccolta differenziata effettuata diligentemente dai cittadini. Occorre investire denaro, idee e sudore nell’attuazione di un adeguato, studiato programma di smaltimento definitivo e legale dei rifiuti, attraverso l’adozione delle tecniche e dei sistemi più innovativi. Napoli non può più aspettare: ogni colpo potrebbe, ora, esserle fatale.       [A.M.]

 Tutti coloro che sono interessati, possono consultare le fotografie presenti sulla pagina Facebook di InfoOggi (http://www.facebook.com/group.php?gid=72226154178&v=photos) e possono partecipare attivamente, “taggando” e inviando fotografie, video e ogni altro tipo di testimonianze, relativi alle zone colpite dalla crisi-rifiuti, per segnalare tutti i luoghi deturpati e richiamare l’attenzione su di essi. InfoOggi seguirà, in questo modo, da vicino e in maniera diretta, tutte le tappe della crisi.

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