Cultura e Spettacolo

Napoletanare, il verbo di un popolo: scatti d'autore nella mostra fotografica di Annamaria Laneri

 MACERATA, 10 LUGLIO 2015- L'Associazione culturale Terzo Tempo ha organizzato presso le Cisterne Agostiniane a Montecosaro, la mostra fotografica “Napoletanare, il verbo di un popolo” dell'artista Annamaria Laneri.
Da domani 11 luglio, fino al 31 agosto sarà possibile visitare la mostra gratuitamente, in attesa di accogliere gli scatti anche nella città natale della fotografa.
Annamaria Laneri è un insegnante, una donna tenace dallo sguardo attento e curioso nei confronti dei soggetti da immortalare nelle sue foto. Nei suoi scatti troviamo attimi di vita vissuta del popolo partenopeo, scene quotidiane dei vicoli dei quartieri ma soprattutto occhi che rappresentano intere generazioni: dai bambini agli anziani, un insieme di immagini volutamente contrastanti.

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“Annamaria non poteva che essere napoletana e “Napoletanare, il verbo di un popolo” s’intitola questa mostra di diciotto immagini, qualcuna magnifica per essenzialità, qualcuna da decifrare, nessuna banale.- ci racconta il giornalista de Il Mattino Pietro Gargano- Il neologismo del titolo sta a indicare che la città non è una cartolina con lo sfondo del vulcano senza pennacchio, splendida ma pietrificata. E’ invece un contenitore di donne e uomini. La gente domina, dai ragazzi (è docente d’italiano, l’attenzione le viene naturale) agli anziani, tutti con qualche segno di sofferenza ma con infrangibile voglia di vivere. Colpisce la signora d’età impegnata in un tuffo a cofaniello, le scarpe rosse da ginnastica e le dita a turare il naso. Un ponte fra passato e presente, come a dire che la vita non finisce mai, se si vuole.


Il gioco di contrasti è continuo, nella ricerca di Annamaria. La donna con le rughe, sgualcita dagli anni, è nell’eterno basso ma con la tv ultimo modello accesa e la sigaretta fra le dita. Nello scenario dei vicoli i panni stesi non possono mancare perché stanno lì, però si vedono solo le due mani che li appendono ai fili e ciascuno può ricavarne il senso che  crede, dalla tenacia di certe usanze alla solitudine.  La sedia a rotelle è sul limite del panorama ma il disabile ce l’ha fatta a lasciarla per avvicinarsi ancor di più al parapetto e all’azzurro, quasi a spiccare un volo.
Sacro e profano si mescolano. Il mare brulica di desideri di bambini, non è annegato. Il migrante è visto con simpatia, fermato mentre legge un giornale vicino a un container. Due dame di popolo escono da bassi vicini, spalancati su  brevissima scalinate: non si guardano, come due rette parallele destinate a non incontrarsi, o forse sì.
La sua macchina fotografica non è il prolungamento degli occhi ma dell’organo dei sentimenti, e farà altre mostre come questa, che è la seconda. E a ogni stampa riuscita proverà la stessa felicità di quando fa capire e amare Shakespeare ai suoi allievi. Perché, come disse Ferdinando Scianna, “importante è la vita, non la fotografia. Importante è raccontare
”.

Un'analisi quindi che parte dal titolo, come ci spiega l'artista stessa: “Il verbo ha un asse orizzontale ed uno verticale, l'orizzontale è una sorta di linea del tempo formata da passato-presente e futuro. I napoletano vive molto il passato, il presente e il futuro ma quel “che succede” non è sinonimo di assenza di futuro ma possibilità di futuro, apertura estrema verso obiettivi.
L'altro asse è quello verticale: il verbo può essere statico, dinamico,cinetico percettivo.. il napoletano è estremamente pulsionale, vive tutto agli estremi, mai n modo perbenistico, pulsionale, sembra che stia lì ad aspettare in modo statico, ma in effetti incamera una progettualità.
Quindi attesa come apertura, un'accettazione che non è perdente, suddita ma è moderna, negli occhi del napoletano c'è la possibilità del futuro
.”

 

Nicoletta de Vita