Cronaca
Muore l'uomo che ha sconfitto Hitler e ispirato Benigni
Roma, 10 luglio - Era una delle testimonianze che il male non vince tutto, e che l'orrore del Nazismo non può averla vinta in maniera totale. Perchè lui ce l'aveva fatta, non era morto ad Auchwitz ed era tornato a casa, perciò per tutta la vita testimoniò quello che tutti gli altri non potevano più raccontare. E la sua storia ispirò Roberto Benigni per il film La vita è bella. Rubino Romeo Salmonì è morto sabato mattina a Roma all'età di 91 anni.[MORE]
Era nato nella Capitale il 22 gennaio 1920 Rubino Romeo Salmonì. Sfuggito alla razzia nazista del 16 ottobre del 1943 nel Ghetto di Roma, era stata la polizia fascista a catturarlo poi nell'aprile del 1944. Fu portato prima in Via Tasso e quindi a Regina Coeli, da dove cominciò quello che definì il «lungo viaggio verso la morte», ovvero la deportazione a Fossoli e poi ad Auschwitz dove arrivò a 24 anni in qualità «dell'ebreo A 15810 da eliminare...». Ma ce la fece, e rimise piede a Roma alla fine di agosto del 1945. Nella Capitale ritrovò i genitori, ma non i fratelli Angelo e Davide, uccisi dai nazisti. Da allora la sua vita diventò solamente una: raccontare, testimoniare con la sua persona quello che era stato fatto ad un popolo.
Tante volte raccontò sopratutto nelle scuole il ricordo di quei giorni : « Tutte le mattine si vedevano dei poveri esseri attaccati alle reti con i fili ad alta tensione elettrica, erano stanchi di soffrire e si abbandonavano alla pietà di Dio per porre fine all'inferno di tutti i giorni alla fame, al freddo, alle sevizie dei Kapò alle selezioni diurne e notturne che duravano ore e ore sotto la neve che penetrava dentro le ossa prive di carne, anche l'appello diurno e serale era un modo per soffrire perché durava ore e ore e non veniva mai l'esatto numero per i morti durante la conta, e si ricominciava da capo, tra il freddo, la fame e la stanchezza, la paura di non farcela». Ma alla fine concludeva sempre: «Io sono ancora qui sano e salvo. Ho fatto i miei conti: sono uscito vivo dal Campo di sterminio di Auschwitz, ho una bella famiglia, ho festeggiato le nozze d'oro, ho 12 splendidi nipoti, credo di aver sconfitto il disegno di Hitler!»
Messaggi di cordoglio sono arrivati da molti rappresentanti del mondo politico e istituzionale. Ma Romeo Salmonì viene ricordato con affetto e gratitudine soprattutto dalla sua città. Il sindaco Alemanno lo definisce «un grande uomo con il suo coraggio e la sua forza è riuscito a salvarsi dall'inferno di Auschwitz-Birkenau. Romeo è stato un esempio per i giovani e per l'intera città». E il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che ha partecipato alla pubblicazione del suo libro, lo ringrazia: «Grazie ai suoi racconti, alla sua ironia e al suo libro Ho ucciso Hitler, molti ragazzi delle scuole hanno conosciuto la sua voglia di sopravvivenza, non finirò mai di ringraziarlo per il meraviglioso regalo che ci ha fatto, tramandando a tutti noi il suo atto di coraggio e la sua memoria».
Caterina Gatti