Estero

Mosca: Arctic 30 costretti a restare in Russia, negato il rientro in patria

MOSCA, 13 DICEMBRE 2013 - Chi guardava positivamente alla "liberazione" degli Arctic 30, proclamando vittoria si sbagliava di grosso. Lo zar non lascia spazio a visioni positive, non ci sono orizzonti di libertà per chi va controcorrente o per chi, come Greenpeace, si batte pacificamente per la salvaguardia dell'ambiente anche a costo di toccare il valore supremo riconosciuto da Vladimir Putin: il petrolio.

Come comunica Greenpeace "Le Autorità Russe hanno comunicato che gli Arctic30 non possono tornare a casa, nonostante l’ordinanza di segno opposto del Tribunale internazionale del diritto del mare." Proprio in relazione a questo, l'avvocato di Greenpeace International Daniel Simons, ha affermato: “La Federazione Russa si trova ora in palese violazione di una decisione vincolante emanata da un tribunale internazionale. Come il Presidente Putin ha affermato in una lettera aperta rivolta alla popolazione americana sulla Siria “La legge è sempre la legge, e dobbiamo rispettarla, che ci piaccia o no”. Proprio ieri in un suo discorso sullo Stato della Nazione a Mosca ha ribadito che bisogna promuovere il diritto internazionale. È arrivato il momento che le Autorità Russe agiscano secondo questo spirito e consentano agli Arctic30 di tornare immediatamente dalle loro famiglie."[MORE]

La libertà tarda a venire e Peter Willcox capitano della nave "Artic Sunrise" comunica che l'unico problema non è il visto negato: “Sono pronto a tornare a casa dalla mia famiglia, ma non ci rilasciano il visto e anche se lo facessero non c’è nessuna garanzia che il Comitato investigativo non fissi l’udienza proprio il giorno del mio rientro in patria, costringendomi così a violare le condizioni della scarcerazione. Questo è o un errore oppure un circolo vizioso della burocrazia o, peggio ancora, un tentativo deliberato di violare il diritto internazionale. Ad ogni modo è una farsa!”

(immagine da greenpeaceblogs)

Rossella Assanti